Il progressivo rialzo dei tassi di interesse voluto dalla BCE ha determinato un aumento tale della rata del mutuo che, per sostenerlo, occorre uno stipendio minimo di 2300 euro ipotizzando un finanziamento pari a 150mila euro.
Sono dati che emergono dalle analisi di Telemutuo, che ha messo a confronto l’onere del costo mensile di un finanziamento ipotecario rispetto alla retribuzione mensile.
Rincara il mutuo rispetto allo stipendio
Con il calo del potere d’acquisto degli stipendi ed il rincaro costante della rata dei mutui in essere (soprattutto variabili ma anche fissi) o del costo per i nuovi mutui casa, si evince come stiano diventando insostenibile l’accesso al credito bancario per comprare casa. In particolare per i lavoratori con redditi medi.
Se a novembre 2021 per un mutuo fisso a 25 anni la rata si attestava a 572 euro, a distanza di un anno e mezzo si è passati a un esborso di 750 euro al mese, calcolando un tasso di interesse al 3,5%. In pratica 178 euro in più al mese. Per non parlare dei rincari folli del mutuo variabile, che ha superato la soglia del 4%: per un finanziamento a 20 anni di 200mila euro, un anno e mezzo fa si pagava 540 euro e adesso 710 euro.
Le banche non concedono oltre il 30% delle entrate mensile
Questa situazione determina senza dubbi problemi di carattere economico per le finanze dei sottoscrittori di mutui, ma rappresenta anche un freno per chi deve ancora accendere un finanziamento ipotecario. Come spiega Angelo Spiezia, Amministratore Delegato di Telemutuo:
per valutare la solvibilità di un potenziale soggetto da finanziare, le banche si basano su una regola non scritta che indica al 30% circa delle entrate nette mensili la soglia massima della rata per la concessione di un mutuo.
Tenendo conto di questo, è necessario attendersi un rallentamento del mercato. L’unica leva positiva resta in questo l’estensione fino al 30 settembre 2023 della garanzia statale per i mutui prima casa dei giovani under 36 fino a 40mila euro di ISEE.