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Congedo parentale, come potrebbe cambiare con l’emergenza Coronavirus

di Anna Fabi

Pubblicato 10 Marzo 2020
Aggiornato 12 Giugno 2020 07:27

Verso un congedo parentale straordinario per dipendenti con figli a casa da scuola per l'emergenza Coronavirus: anticipazioni ed entrata in vigore.

Un congedo parentale che consenta di stare a casa potendo contare su parte dello stipendio. E’ una delle misure allo studio del Governo nell’ambito del decreto, o dei decreti, in preparazione per fronteggiare l’emergenza economica legata al Coronavirus.

Congedo straordinario

In base alle anticipazioni, si tratterà di una sorta di congedo straordinario per i dipendenti che hanno i figli a casa da scuola (causa stop attività didattiche fino al 3 aprile). Si parla di 12 giorni con retribuzione pari ad almeno il 30% dello stipendio. L’assegno potrebbe anche essere più alto, eventualmente con paletti legati al reddito.

La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, in un’intervista a RaiNews24 ha dichiarato che il congedo potrebbe essere anche di 15 giorni, indipendentemente dall’età del figlio in caso  di sua disabilità. Non è invece chiaro se, in presenza di due genitori dipendenti, entrambi potrebbero fruirne o solo alternativamente.

Congedo ordinario

Sarebbe un congedo aggiuntivo rispetto a quello previsto dalle attuali regole, che consentono ai genitori di assentarsi fino a sei mesi per singolo genitore (anche frazionati), per un totale di 10 mesi complessivi se fruiti da madre e padre (in alcuni casi fino ad 11 mesi). Si tratta di uno strumento a cui anche in questa situazione di emergenza in effetti si potrebbe ricorrere qualora non ci fossero alternative più convenienti fornite concordate con il datore di lavoro o previste in via eccezionale dal Governo.

Il normale congedo parentale, lo ricordiamo, può essere fruito entro i 12 anni di vita del figlio, ma scaglioni di retribuzione: 30% se nei primi sei anni di vita, che diventano otto con un reddito inferiore a 2,5 volte la pensione minima. Non è prevista retribuzione fra gli otto e i dodici anni di vita del figlio.

Il normale congedo è fra gli strumenti che il Governo ha finora consigliato di utilizzare in questi giorni, insieme a smart working e ferie, per consentire ai dipendenti di stare a casa.

Naturalmente lo svantaggio di quest’ultimo è rappresentato dalla retribuzione: lo smart working è una modalità di lavoro da remoto che non comporta decurtazioni dello stipendio, le ferie sono pagate (ma il dipendente le consuma suo malgrado non potendole poi usare magari nel periodo estivo), il congedo parentale è retribuito solo in parte e solo fino ai 6/8 anni del bambino. Da qui l’esigenza di integrare la prestazione con uno strumento meno penalizzante in questo delicato frangente.

In preparazione ci sono anche altre misure per fronteggiare la congiuntura economica, a partire dall’attivazione di ammortizzatori sociali anche nelle PMI e nelle micro-imprese.

Un primo decreto è atteso entro il 12 marzo, dopo che il Parlamento avrà approvato lo scostamento di Bilancio che consente di finanziarne le misure (con 7,5 miliardi). Il calendario dei lavori prevede il passaggio alla Camera e al Senato per mercoledì 11 marzo, rispettivamente di mattina e pomeriggio.