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Quinto Conto Energia, fotovoltaico lontano dalla grid parity

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 6 Settembre 2012
Aggiornato 13 Ottobre 2013 10:02

La grid parity per il fotovoltaico è lontana e il Quinto Conto Energia non durerà più di un anno mettendo il settore a rischio paralisi: analisi e previsioni del presidente del Comitato IFI allo ZeroEmission Rome.

Il fotovoltaico in Italia ha ancora bisogno di essere sostenuto dagli incentivi statali, che recentemente sono stati rimodulati dal Quinto Conto Energia. A denunciare la lontanza dalla grid parity per il solare in Italia è stato il presidente del Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane), Alessandro Cremonesi, in occasione dell’apertura dello ZeroEmission Rome.

Secondo Cremonesi il Quinto Conto Energia avrà vita breve, anche se non brevissima: un anno al massimo. Sicuramente non arriverà ai cinque semestri previsti dal Governo.

Per la filiera italiana del fotovoltaico il tutto è preoccupante, perché non essendo attualmente in una condizione di grid parity e, prevedibilmente, non riuscendo «a raggiungere la piena autonomia economico-produttiva nel periodo di un anno, c’è il rischio reale che tutto il settore si fermi una volta raggiunti i 6,7 miliardi di euro di spesa annui».

A fronte dell’allarme lanciato, Cremonesi ha assicurato che «in questi mesi lavoreremo per ricevere garanzie da tutti gli schieramenti politici candidati a formare il prossimo Governo di intervenire in maniera costruttiva e stabile per protrarre il programma di incentivi fino al reale raggiungimento della grid parity».

Non raggiungere la grid parity, a fronte dell’esaurimento degli incentivi statali, significherebbe arrivare ad una paralisi del settore fotovoltaico, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.

Un vero peccato avendo tale settore generato nel 2011 in Italia «un volume d’affari pari ad alcune decine di miliardi di euro e che si è dovuto confrontare con un mercato in condizioni di turbativa, con un quadro normativo instabile e con un sistema creditizio che non ha dato fiducia all’industria e a tutta la filiera» ha sottolineato il presidente del Comitato IFI.

«Uno scenario che ha generato, oltre ad un’oggettiva difficoltà nel garantire continuità d’impresa, anche un arresto negli investimenti in ricerca e innovazione, che invece rappresentano il valore da cui dovrebbe trarre origine il successo del Made in Italy nella produzione di energia solare. Per sostenere nuovamente gli investimenti in innovazione tecnologica proponiamo misure di intervento che prevedano crediti di imposta e l’istituzione di un Fondo di dotazione di capitale con tassi agevolati presso il Ministero dell’Ambiente o dello Sviluppo Economico a disposizione delle aziende che producono ricerca e innovazione».

È necessario, secondo Cremonesi, creare delle condizioni che permettano un passaggio non traumatico tra il termine degli incentivi statali ed il raggiungimento della grid parity.

A tale scopo sarebbero utili bonus fiscali per le aziende che reinvestono gli utili in impianti fotovoltaici con tecnologia italiana, così da consentire l’autofinanziamento dei nuovi impianti, ed una buona ed esaustiva campagna di informazione, perché «ènecessario chiarire a tutti gli utenti che nella bolletta elettrica sono presenti almeno 3 miliardi di euro/anno di oneri impropri inerenti sconti per interruzioni per le imprese energivore, contributi per le energie da fonte fossile, aiuti per i trasporti su rete ferroviaria, dismissioni da centrali nucleari. Voci che dovrebbero essere trasferite in un capitolo di bilancio separato».