Condono fiscale 2011: pro e contro

di Alessandro Vinciarelli

Pubblicato 22 Settembre 2011
Aggiornato 24 Maggio 2013 15:23

Il condono fiscale accontenta molti ma potrebbe avere effetti negativi sui futuri governi: limitarne l'approvazione per impedirne l'abuso.

Condono edilizio come lotta all’evasione fiscale? Pareri contrastanti su questo punto, come emerso in Commissione Finanze alla Camera: il responsabile del tavolo presso il Ministro del Tesoro sull’economia sommersa, il presidente ISTAT, Giovannini, ha fornito importanti spunti di discussione e dibattito sul tema del condono fiscale in generale, e di quello edilizio in particolare.

Il condono edilizio rispuntato a margine della Manovra finanziaria 2011, è per Giovannini uno strumento non positivo, che consente solo di ottenere un’anticipazione delle imposte che neppure corrisponderebbe alle somme non pagate a causa di controlli fiscali inefficaci, e che di conseguenza non può che peggiorare la situazione per i governi futuri.

Per questo, secondo il presidente ISTAT, occorrerebbe limitare l’abuso a tale misura, «rendendo bipartisan il ricorso ai condoni», magari attraverso un sistema di maggioranza più ampia.

Ricordiamo che l’ipotesi di un condono edilizio 2011 è stata approvata attraverso un ordine del giorno presentato da Domenico Scilipoti, che impegna il Governo a valutare questa possibilità, che sarebbe dettata dalla «straordinarietà situazione economica europea e mondiale», tale da giustificare «il ricorso al tanto vituperato condono fiscale».

Il condono dovrebbe riguardare abusi edilizi di piccola entità (25% sulla volumetria originaria e comunque non superiore a 400 metri cubi)
compiuti entro il 31 dicembre 2010. Ma l’ipotesi di condono edilizio ha sollevato le critiche del Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, che ritiene questa particolare forma di condono fiscale un premio all’«abusivismo, malaffare e criminalità»

Le alternative, per gli Archtetti Italiani, dovrebbero piuttosto essere misure di rilancio della crescita. Scettico anche Giovannini, come dicevamo, che in Commissione si è espresso anche sull’ipotesi – oggetto di discussione al tavolo del MEF – di lotta all’evasione tramite deducibilità o detraibilità di tutti i consumi: «significherebbe tassare il risparmio, con la conseguente produzione di effetti distorisivi gravi perchè il risparmio genera investimenti e quindi crescita». Un’alternativa sarebbe invece quella di generare un meccanismo di rotazione per i beni e i settori da portare in detrazione o deduzione, in modo da consentire l’emersione del settore stesso con una minore possibilità di tornare al sommerso.