Garante Privacy e social network: professione a rischio

di Noemi Ricci

29 Gennaio 2009 15:30

Nella Giornata Ue sulla protezione della privacy, focus del Garante sui risvolti pericolosi dei social network come Facebook in ambito lavorativo e Decalogo salva-privacy

Si è svolta ieri la Giornata europea sulla protezione dei dati personali, promossa dal Consiglio d’Europa con il supporto delle varie Autorità Garanti della Privacy comunitarie: per il 2009 il focus è stato sul fenomeno in continua espansione dei social network.

Obiettivo, sensibilizzare gli oltre 580 milioni di utenti che nel mondo utilizzano le reti sociali sul rispetto dei diritti fondamentali e contro l’uso indiscriminato delle informazioni personali in Rete.

Nel convegno “Social Network: attenzione a non cadere nella rete“, Francesco Pizzetti e Mauro Paissan – presidente e componente del Garante per la Privacy – hanno fornito interessanti dati volti a mettere in guardia gli utenti sui riscontri negativi che questi mezzi di comunicazione potrebbero avere a livello lavorativo.

Durante la tavola rotonda si è parlato in modo particolare di Facebook, MySpace e simili, riconoscendone non solo il valore innovativo e sociale ma anche i potenziali rischi, frutto di un uso poco attento.

In primo monito riguarda la resa pubblica dei propri dati sensibili (orientamenti sessuali, religiosi, politici): queste informazioni sono infatti sempre più spesso utilizzate come discriminanti nella scelta dei candidati.

Da una recente ricerca sarebbe emerso che per il 77% dei reclutatori di personale, il Web è la prima fonte di ricerca. Ma il dato più rilevante è che ben il 35% di loro ammette di aver selezionato e spesso eliminato un possibile candidato in base alle sue informazioni personali trovate in Rete.

Per questo motivo il Garante ha illustrato il suo decalogo salva-privacy in Rete pensato per utenti (autogoverno, uso consapevole, rispettare i terzi, login e password, essere informati) e fornitori (favorire la privacy, informazione trasparente, non rintracciabilità dei dati, limitare la visibilità dell’intero profilo).

Allarmanti anche i dati emersi da un altro sondaggio realizzato nel Regno Unito: sarebbero 4 milioni e mezzo i ragazzi tra i 14 e i 21 anni per i quali il futuro lavorativo risulta già compromesso a causa di quanto pubblicato dagli stessi su Internet.

Il 71% dei ragazzi intervistati, infine, si dichiara contrario all’utilizzo da parte delle università o dei possibili datori di lavoro delle loro informazioni personali presenti in Rete.