Le aziende dicono no ai social network

di Tullio Matteo Fanti

14 Ottobre 2011 14:30

Ben il 77% delle aziende italiane decide di bloccare l'accesso ai social network da parte dei propri dipendenti in un'ottica repressiva che tuttavia, secondo Kaspersky, non rappresenta la scelta migliore.

Sempre più aziende scelgono di bloccare l’accesso ai social network tramite rete aziendale con l’intento di limitare le potenziali distrazioni durante le ore di lavoro. Facebook e Google+ possono però essere anche una risorsa per il business aziendale; meglio quindi informare correttamente i dipendenti sui pericoli e le virtù di tali strumenti.

Secondo quanto affermato dalla società dedita alla sicurezza Kaspersky, quasi i tre quarti delle aziende (72%) hanno bloccato l’accesso attraverso rete aziendale ai principali social network. L’Italia in particolare appare il paese meno tollerante, con una percentuale del 77%, seguita da Spagna (76%), UK (71%), Francia (64%) e Germania (63%).

Limitarsi a bloccare l’accesso ai social network non appare tuttavia una scelta vincente poiché senza la collaborazione di tutto lo staff qualsiasi protezione è destinata a fallire. Nessuna ottica puramente repressiva quindi per gli esperti Kaspersky; via libera ai social network purché le aziende vigilino sui rischi e maturi una maggiore consapevolezza da parte dei dipendenti.

Per evitare di instaurare un regime aziendale di controllo, le aziende dovrebbero adottare strategie di sicurezza capaci di tutelare i dipendenti con sistemi di protezione e piani di emergenza. Tuttavia, se i dipendenti non sono a conoscenza delle misure di sicurezza applicate, queste possono rivelarsi inutili.

Via libera quindi a veri corsi di formazioni e aggiornamento sulle minacce che possono arrivare dalla posta elettronica e dal web in generale. Per i social network, «è importante che i dipendenti imparino a gestire correttamente le password di accesso, che non devono essere salvate sul browser. Bisogna inoltre spiegare anche le policy legate alla divulgazione di informazioni da parte dei dipendenti».