Agenda 2013 per le imprese a confronto: Monti, Berlusconi, Bersani

di Barbara Weisz

Pubblicato 21 Dicembre 2012
Aggiornato 3 Gennaio 2013 10:12

Nel 2013 bisogna tornare a crescere: le proposte delle imprese per l'agenda del futuro governo e le risposte della politica su tasse, lavoro, riforme, Europa. Berlusconi, Bersani e Monti a confronto.

Il messaggio delle imprese alla politica – che con le vacanze di fine anno entra ufficialmente in campagna elettorale – l’hanno lanciato forte e chiaro: nel 2013 bisogna tornare alla crescita.

I leader delle maggiori forze parlamentari, da Silvio Berlusconi (Pdl) a Pierluigi Bersani (Pd) si muovono ciascuno con proprie proposte, sul filo del seguente paradigma: cosa salvare e cosa cambiare delle riforme 2012. La linea economica del premier Mario Monti, e di ne raccoglierà la staffetta in campagna elettorale (le forze centriste), resta ancorata alle scelte fatte nell’ultimo anno.

Vediamo come si profila l’agenda 2013 che la politica sta mettendo a punto:

=>Scopri le aspettative di crescita nel 2013 delle PMI

Le richieste delle imprese

Gli impegni nei confronti dell’Europa sono ineludibili per giocare un ruolo da protagonista nel panorama internazionale, ma insieme all’equilibrio dei conti l’agenda europea e italiana deve imprimere un’accelerazione sulla crescita: si potrebbe riassumere così la posizione messa nero su bianco, da Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti), Abi (banche italiane), Ania (assicurazioni), e Alleanza delle Cooperative Italiane, che metteranno a punto un’agenda precisa e articolata di proposte alla politica.

«Il confronto elettorale è la massima espressione di un paese democratico» si legge nel comunicato congiunto, e «le prossime elezioni in Italia si ispirano, come ovvio, a tale principio». Partendo da questa riflessione, le imprese italiane annunciano che «formuleranno per tempo le loro proposte sia in tema di politica economica per la crescita che in tema di stabilità dei conti pubblici».

Ma già da ora, ritengono «necessario ribadire con forza due concetti». Il primo: «gli impegni assunti dal Governo verso la Comunità Europea, in particolare quelli presi con la ratifica del Patto di bilancio europeo il 19 luglio 2012, sono impegni del Paese e per il Paese, e come tali dovranno essere mantenuti da chiunque sarà chiamato al Governo dalla volontà popolare. Il rispetto di tali impegni, infatti, non consente soluzioni di continuità. Diversamente, prima ancora dell’equilibrio dei conti pubblici, verrebbero meno la credibilità, il ruolo e il peso che il nostro Paese merita in Europa e nel mondo».

=> Approfondisci il patto di Bilancio Ue

A questo proposito, può essere utile ricordare che nel frattempo il Parlamento italiano ha approvato la legge attuativa del pareggio di Bilancio in Costituzione, la cui approvazione sembrava a rischio visti i tempi stretti imposti dalla crisi di governo. Il Senato ha approvato in via definitiva il 20 dicembre il ddl che rende operativa la riforma dell’articolo 81 della Costituzione (si tratta, appunto, dell’obbligo del pareggio di bilancio), completando gli impegni presi dall’Italia in Europa sul fiscal compact. Fra le altre cose, la legge istituisce un organismo indipendente di controllo dei conti pubblici che si chiamerà “Ufficio parlamentare di bilancio”, composto da tre membri eletti dai presidenti di Camera e Senato.

Ma proseguiamo con le richieste delle imprese, che insistono su un secondo punto: «compito preciso del Governo che verrà sarà proprio quello di sospingere l’avanzamento di un’agenda europea ed italiana, caratterizzata da una più compiuta e forte integrazione tra le ragioni del rigore e le ragioni della crescita e della coesione sociale. Non vi è futuro per l’Italia fuori dall’Euro e dall’Europa, così come non vi è futuro per l’Europa senza l’Italia».

Qui, il passaggio chiave è quello che chiede «una più compiuta e forte integrazione tra le ragioni del rigore e le ragioni della crescita e della coesione sociale».

Meno tasse e più incentivi fiscali, misure per alleggerire il costo del lavoro e favorire l’occupazione, stimoli alla competitività delle imprese (ricerca, sviluppo, qualità, innovazione), regole e controlli sulla concorrenza, e perché no, valorizzazione di quel patrimonio tutto italiano rappresentato da una piccola e media impresa che vuole essere sempre più nelle condizioni di portare il Made in Italy del mondo e di attirare sul territorio italiano l’attenzione internazionale: si può immaginare che saranno questi alcuni dei punti principali su cui le imprese intendono presentare le loro proposte.

Le risposte della politica

La linea delle forze politiche dell’attuale maggioranza si va delineando: c’è una generale assicurazione di continuità rispetto ad alcune scelte operate dal governo Monti, soprattutto in tema di rispetto di vincoli comunitari, con alcuni distinguo.

Il candidato del Pd Bersani è maggiormente concentrato sui temi relativi al mondo del lavoro, mentre Berlusconi insiste più sul tema fiscale.

Bersani

Bersani ha recentemente spiegato anche in sede di incontri con le autorità europee (il presidente della commissione José Manuel Barroso e del Consiglio Ue Herman Van Rompuy l’intenzione di garantire «l’assoluto impegno a mantenere i patti sottoscritti» in sede europea, ma ha anche sottolineato «l’esigenza che in quei patti ci sia attenzione particolare per i temi del lavoro e della recessione». E per quanto riguarda più nello specifico la politica economica italiana, ha aggiunto che il centrosinistra non intende «smontare nessuna delle riforme del governo Monti ma qualche implementazione, qualche correzione e verifica degli effetti su certe riforme va fatto».

Berlusconi

Berlusconi sembra aver scelto la linea critica nei confronti del governo Monti, pur continuando a sottolineare la stima nei confronti dell’uomo e la responsabilità dimostrata dal Pdl nell’appoggiarlo. Ma in campagna elettorale il Pdl, almeno in questa fase iniziale,  punta massicciamente sul “no all’austerity” che, parola di Berlusconi, «porta alla recessione e alla depressione». La ricetta proposta da Berlusconi sembra passare attraverso alcuni pilastri fondamentali: «no all’aumento della pressione fiscale» che nel 2012 «è salita di due punti percentuali. Bisogna andare sulla strada opposta con l’aiuto alle imprese che bisogna tassare di meno e imporre meno vincoli sulla burocrazia».

Fra le proposte che il Pdl sembra voler avanzare, c’è quella di una marcia indietro sull’IMU, abolendola o abbassandola per la prima casa.

Altro capitolo recentemente affrontato da Berlusconi, l’accesso al credito delle aziende: «le imprese nella loro maggioranza hanno difficoltà di liquidità e pagano con ritardo i fornitori anche perché lo Stato paga in ritardo. E’ lo Stato per primo che innesca una situazione di ritardi che mette in crisi le aziende».

Monti

Volendo infine sintetizzare la linea di Mario Monti, esemplificata dalle misure approvate dal governo nel 2012, si può parlare di un‘Italia europea, rispettosa dei vincoli di bilancio ma anche decisa a crescere. Il 2012, fra le altre cose, in Italia e in Europa, è stato anche l’anno in cui effettivamente il focus delle politiche economiche è passato dall’austerity a una maggior attenzione alla necessità della ripresa. L’Italia si è inserita in questo contesto con una lunga serie di riforme:

  • Salva Italia 2011, che fra le altre cose ha introdotto IMU e Riforma delle Pensioni.

=> Vai allo speciale IMU

=> Approfonidisci la riforma delle Pensioni

  • DL Liberalizzazioni, SemplificazioniSviluppo, Spending Review e Riforma del Lavoro.

=> Consulta le misure del Decreto Sviluppo bis

=> Vai allo speciale sulla Riforma del Lavoro

Per il futuro, appuntamento al 2013!