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Social Collaboration Survey: la fotografia italiana 2013

di Barbara Weisz

Pubblicato 2 Dicembre 2013
Aggiornato 5 Dicembre 2013 15:24

Partecipazione dei dipendenti, sentiment delle aziende, strumenti a disposizione, ritorno economico, prospettive di mercato nella Social Collaboration Survey 2013.

La Social Collaboration crea valore per l’azienda e in Italia le imprese ne sono consapevoli. Tuttavia non è per tutte avvertita come una stringente priorità:  sono alcune delle evidenze emerse dalla Social Collaboration Survey 2013 (a cura di Stefano Besana ed Emanuele Quintarelli), il sondaggio online somministrato tra luglio e settembre 2013 a circa 300 imprese italiane. Il loro approccio partecipativo è stato misurato attraverso il grado di cultura, di organizzazione dei processi, di tecnologie 2.0 e tecniche di misurazione adottate in relazione alla collaborazione aziendale di tipo social. Il risultato? Una interessante mappatura delle pratiche collaborative implementate nelle aziende italiane.

Social Business in Italia

Oggi, il 52% delle aziende italiane ritiene che la Social Collaboration (insieme di strategie, processi, attività e piattaforme per connettersi, interagire, condividere e lavorare a un comune obiettivo di business) sia molto importante per il lavoro, con stime in crescita nella vision e nei piani delle aziende: 59% il prossimo anno, 75% entro tre anni. Le piccole imprese sono meno propense ad adottare strumenti di social collaboration: 70% contro 82% nell’arco di tre anni. Di contro, le grandi aziende vedono emergere i promotori di progetti di social collaboration nelle divisioni Innovazione, HR, Customer Support, Training e Formazione.Emerge tuttavia una scarsa comprensione del top management (50%) riguardo al potenziale insito nell’adozione di strumenti di Social Collaboration; se in una grande azienda la resistenza più evidente è determinata dalla difficoltà di misurarne il ROI o l’impatto di benefici intangibili (49%), nella piccola azienda prevale una cultura non pronta a identificare l’ostacolo più evidente (58%).

Adozione e benefici

A livello generale i numeri riflettono la timida fiducia nel ritorno economico dell’adozione della social collaboration: ad oggi meno del 30% dei dipendenti è coinvolto in questi processi attraverso tecnologie 2.0, mentre è sotto il 10% la percentuale di aziende che ha già raggiunto una diffusione virtualmente totale dei dipendenti (pari almeno al 75%). Allo stesso tempo, le aziende sono consapevoli che la partecipazione dei dipendenti – attraverso piattaforme social – aumenta del 30% l’efficienza dell’impresa, facilita del 40% il riuso della conoscenza, migliora del 30% il coordinamento dei progetti, consente di rimanere costantemente aggiornati su quanto prodotto dai colleghi (30%). Le aziende che adottano queste pratiche – coinvolgendo almeno il 50% dei dipendenti – agiscono sulle seguenti leve:

  • partecipazione dal basso (che non significa basso livello di leadership): il cambiamento richiede una sponsorship elevata ed un segnale forte del top management;
  • investimenti: il budget è destinato non tanto ala tecnologia quanto a persone e strategia.
  • misurazione: il livello di attività e degli obiettivi di business va verificato per prevedere ROI e benefici tangibili.

Per approfodimenti: Social Collaboration Survey 2013