Introduzione alla crittografia

di Fabrizio Sinopoli

Pubblicato 5 Agosto 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:49

La comunicazione, in particolare quella “segreta”, riveste un ruolo importante per l’umanità fin dall’antichità. Da sempre infatti l’uomo ha cercato il modo di proteggere i propri segreti. Fin dalla nascita delle prime forme di società e di comunità, semplici capi di villaggi, re, regine, comandanti hanno avuto la necessità di inventare espedienti per evitare che i loro messaggi cadessero nelle mani del nemico: ecco quindi che la storia dell’uomo si intreccia con la storia della crittografia.

Dal punto di vista etimologico, il termine crittografia deriva dalle parole greche “kriptos” (nascosto) e “graphos” (scrittura). Quindi, se si volesse dare una definizione rigorosa, si potrebbe dire che la crittografia è la scienza che ricerca metodi o algoritmi che siano in grado di trasformare un messaggio in chiaro (plaintext) in un messaggio cifrato (ciphertext).

Pertanto sono necessarie due operazioni:

  • la prima, detta di cifratura (encrypt), in cui il testo in chiaro viene codificato, attraverso l’uso di un algoritmo e di una chiave, detta chiave di cifratura;
  • la seconda, detta di decifratura (decrypt), in cui il testo cifrato viene riportato in chiaro, anche in questo caso mediante l’utilizzo di un algoritmo e di una chiave, detta chiave di decifratura.

È opportuno sottolineare alcuni aspetti sempre legati alla terminologia, in particolare sulla correttezza dell’uso di alcuni termini. La traduzione migliore e la più elegante del termine inglese “encrypt” è sicuramente “cifrare” o “mettere in cifra”, al posto degli anglicismi “crittare” o peggio ancora “encrittare”; mentre l’azione del cifrare si chiama “cifratura“, non “crittazione” o “crittografazione”.

Il sistema di crittografia si chiama semplicemente cifrario, mentre il messaggio risultante dalla cifratura è un testo cifrato, in contrapposizione al testo in chiaro che è l’originale.

L’operazione inversa alla cifratura si chiama decifratura e non è la stessa cosa della “decrittazione”.

Fra decifrare e decrittare vi è infatti una differenza sostanziale: chi decifra è infatti colui il quale è legittimamente in possesso della chiave del cifrario, e la applica secondo le corrette regole per mettere in chiaro un testo cifrato a lui regolarmente destinato; chi decritta, invece, è un estraneo che non è affatto in possesso della chiave, ma tenta fraudolentemente di venire a conoscenza del contenuto di un testo cifrato a lui non destinato utilizzando sistemi indiretti.

Rimando a questo articolo su InterLex per ulteriori dettagli sulla terminologia.

Nel prossimo articolo vedremo come i sistemi di crittografia si possono dividere in due classi: la crittografia a chiave simmetrica (o privata) e la crittografia a chiave pubblica.