Partiti sul web: ancora troppa autoreferenzialità

di Lorenzo Gennari

Pubblicato 12 Novembre 2009
Aggiornato 30 Marzo 2018 08:44

Da "Spot and Web" un'analisi dei siti web dei cinque maggiori partiti italiani presenti in Parlamento. Molta propaganda e poco coinvolgimento degli iscritti in rete

Il gruppo di ricerca del corso di laurea in relazioni
pubbliche della facoltà di lingue dell’Università di Udine ha prodotto il consueto rapporto annuale sui portali politici italiani. Spot and Web, magazine di comunicazione online, ha pubblicato i risultati relativi ai cinque partiti presenti in Parlamento.

In generale i siti si propongono come una continuazione della propaganda fatta con gli altri mezzi di comunicazione, anche online. Per questo la partecipazione degli iscritti in rete rimane molto scarsa, anche perché, le possibilità offerte dai social network vengono utilizzate sempre nell’ottica dell’autoreferenzialità e raramente come sistema di ascolto e dialogo con la base degli elettori.

«I due principali partiti italiani, il Popolo della Libertà ed il Partito Democratico ? ha spiegato il professor Francesco Pira, coordinatore del gruppo di ricerca – hanno leggermente modificato alcuni contenuti ed anche l?organizzazione stessa dei portali. Il PdL migliora la parte grafica,
mentre aver suddiviso i contenuti in quattro mini siti, tre dei parlamentari ed uno del Governo Berlusconi, genera un rischio di dispersione e di duplicazione dei contenuti.

Il Pd invece pur avendo una piattaforma tecnologica ben sviluppata sembra aver fatto un passo indietro nella capacità di stimolare la partecipazione degli utenti».

Rimangono quasi invariati Lega Nord e Unione di Centro, mentre l?Italia dei Valori è forse quello che meglio degli altri è riuscito a combinare chiavi comunicative efficaci con coinvolgimento dell?utente. Il partito di Bossi e quello di Casini, hanno i limiti più evidenti sull?usabilità e sull?interazione.

Da parte di tutti si nota una corsa al caricamento di video su Youtube, per lo più interventi di questo o quel membro di partito sui vari temi discussi in aula, mentre c’è poco spazio per i contenuti degli utenti scritti, per lo scambio di idee e il contatto diretto tra cittadini e politici.

Secondo Pira, infine, «i partiti italiani stanno perdendo la grossa occasione di aprire e poi consolidare un fitto dialogo con il proprio elettorato attraverso la rete. A questo si aggiunge anche la
difficoltà di una crescita culturale del sistema paese per la mancanza di una rete efficiente e non a macchia di leopardo».