Speech o pitch: preparare un discorso alla maniera di Cicerone

di Anna Fabi

12 Agosto 2021 07:05

Cicerone è stato un maestro della retorica classica: i suoi consigli sono ancora oggi applicati dai grandi oratori, anche in ambito professionale.

Parlare in pubblico, tenere uno speech o un pitch davanti ad una platea di potenziali investitori, confrontarsi con controparti strategiche per il proprio lavoro o anche solo discutere di aspetti chiave per la propria carriera con il datore di lavoro: sono tutti momenti in cui è fondamentale arrivare preparati ed esporre le proprie idee con metodo e senza improvvisazioni.  Marco Tullio Cicerone, persona metodica ed organizzata nonchè maestro dell’eloquenza, resta oggi un fulgido esempio da seguire in questi casi.

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Uno dei maggiori segreti della sua grande fama di oratore, era proprio quello di essere sempre ben preparato e di curare i dettagli del discorso da tenere. Nella sua razionalizzazione dell’eloquenza, Cicerone ha individuato cinque fasi:

  1. Inventio
  2. Dispositio o Collocatio
  3. Elocutio
  4. Memoria
  5. Actio – Pronuntiatio

Inventio (invenzione): si individuano i contenuti del discorso, e si circoscrivono. In particolare, s’individua il tema (la fase dell’intellectio, cioè significato, senso) e si sviluppano gli argomenti, ricercando le “pezze d’appoggio”, ovvero documentandosi sui fatti.

Dispositio (disposizione) o collocatio (collocazione): è il momento di mettere ordine. In particolare bisogna preparare:

  • exordium (l’esordio), sarebbe a dire la presentazione dell’oggetto del discorso; in questa fase sono importanti gli “effetti speciali”, ovvero colpire l’uditorio subito con un’affermazione ad impatto: la prima impressione ha infatti un’importanza fondamentale;
  • narratio (la narrazione), cioè l’enunciazione dei fatti;
  • argumentatio o demonstratio (l’argomentazione o dimostrazione), ossia il riferimento ai fatti appena menzionati come supporto alla tesi di fondo;
  • peroratio (perorazione), vale a dire la conclusione, attraverso la quale l’oratore si rivolge all’uditorio per invitarlo a fare propria e sostenere la sua tesi, e magari anche per spronarlo all’azione; in questa fase si fa particolarmente ricorso all’emotività del pubblico, si cerca di raggiungerne il cuore.

Essendo l’inizio e la fine i momenti più importanti, le “carte migliori”, le migliori trovate si riservano a queste due fasi.

Elocutio (stile): la ricerca delle parole più appropriate, efficaci, e degli artifici retorici, come le metafore. È lo stile e la forma da dare al discorso.

Memoria (memorizzazione): l’orazione va ripetuta fino a padroneggiarla con disinvoltura.

Pronuntiatio (proclamazione) e actio (esposizione): ci siamo, è il momento di tenere il discorso; a questo punto, bisogna essere degli accurati dicitori, e saper accompagnare i contenuti con la modulazione della voce e con la gestualità. Fare propria questa tecnica vuol dire essere in grado di sostenere discorsi pubblici con scioltezza ed efficacia.


a cura di Nicola Aldo Galatro.