La società del rischio mette a dura prova la vita delle imprese e del personale lavorativo. Restare a galla in un contesto di crisi è molto difficile. I cambiamenti tecnologici, di strategia produttiva e di marketing pongono dirigenti e maestranze davanti a sfide continue che fanno incorrere nel pericolo di obsolescenza professionale.
L’outplacement nasce come risposta al problema della tutela del lavoro in un quadro di forte mobilità dovuta al mercato. Diffuso negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60 e adottato in Europa, in Italia è previsto dal D. Lgs n. 276 del 2003 in quanto «attività di supporto alla ricollocazione professionale».
Il management dell’outplacement rappresenta un servizio di reinserimento e riorientamento professionale verso quei soggetti, sia individui che collettivi, caduti in mobilità. L’azienda che sta per chiudere un rapporto di lavoro con uno o più dipendenti dà incarico ad una società specializzata perché fornisca assistenza in vista di una nuova sistemazione.
Differentemente però da una agenzia di collocamento il compito di un consulente in ambito outplacement è semplicemente quello di guidare e sostenere il candidato nella ricerca di un nuovo contratto di lavoro. Nonostante non vi sia obbligo di risultato le percentuali di successo nel reinserimento lavorativo sono molto alte. DBM, società leader mondiale con 290 uffici in 52 paesi, vanta il 97% di riuscita tra dirigenti, quadri e impiegati, con un tempo di ricollocamento di 4-5 mesi.
Per conoscere più in dettaglio l’esperienza dell’outplacement ed i suoi vantaggi abbiamo rivolto alcune domande al dott. Angelo Salvatori, senior consultant di DBM Italia.
1. Che impatto ha la crisi sull’attività di outplacement?
Le conseguenze della crisi sul nostro lavoro sono state notevoli. La crisi rappresenta un momento di passaggio e trasformazione, di change management. Molti settori che ne sono stati investiti sono costretti a riorganizzarsi. In forte sofferenza sono i comparti automotive e tessile. Ma soprattutto l’area della finanza e delle assicurazioni, fatto nuovo in Italia, chiede l’ausilio dell’outplacement. Abbiamo aumentato in modo considerevole il volume della nostra attività.
2. È vero che la maggior parte delle posizioni lavorative sono nascoste? Ci spiega che vuol dire?
In genere, si distinguono due canali del mercato del lavoro, l’uno delle posizioni visibili o in chiaro, l’altro delle posizioni nascoste o oscurate. In Italia il primo canale costituisce una fetta del 15% mentre il secondo, caratterizzato dalle reti sociali e dal passaparola, circa l’85%. Una situazione opposta a quella riscontrabile a livello internazionale. L’outplacement opera fondamentalmente sulle posizioni nascoste, avendo, va da sé, grandi margini. Come? Attraverso lo strumento del networking sulle imprese che può essere passivo, diciamo ricevente, oppure attivo, per esempio impiegando la tecnica del telemarketing.
3. Quali sono le professioni più richieste e quali quelle più obsolete?
Allo stato, le richieste maggiori sono per il personale in area vendita e tecnico. Nel comparto IT scompaiono alcune figure che non riescono ad aggiornarsi. Comunque, le imprese vogliono più specializzazione ed emerge una spasmodica ricerca di talenti.
4. Che tipo di assistenza e metodologia proponete?
Diamo sostegno ai candidati per individuare un progetto di prosecuzione di carriera coerente con esperienze maturate, obbiettivi professionali e situazione di mercato. Forniamo assistenza sulla preparazione del curriculum e del colloquio con interviste simulate e corsi sulla comunicazione verbale e non verbale. DBM è inoltre l’unica azienda che ha introdotto professionisti specializzati per industry e aree funzionali.