Per chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, si può dire che i consumatori italiani sono più ottimisti dell’anno scorso. E si può aggiungere che a Natale spenderanno più della media degli europei. Detto questo, nelle festività di questo 2009 i consumi segneranno un calo, pur inferiore a quello degli altri paesi del Vecchio Continente. E saranno diversi rispetti al solito i comportamenti d’acquisto, soprattutto per la maggior attenzione al rapporto qualità prezzo, e anche per la propensione a scegliere prodotti socialmente responsabili. Quanto alle modalità d’acquisto, Internet viene utilizzato più per comparare i costi e selezionare i prodotti che non per acquistare. Sono i dati principali che emergono dalla consueta Xmas Survey di Deloitte, giunta ormai alla sua dodicesima edizione. L’indagine viene effettuata in 18 paesi e raccoglie il sentiment di circa 18mila consumatori.
Vediamo le cifre nel dettaglio. Il 45% degli italiani ritiene il proprio potere d’acquisto diminuito, e pur essendo rilevante il dato è in deciso calo rispetto al 64% registrato lo scorso anno. Stesso discorso per quanto riguarda i commenti sullo stato dell’economia: il 56% ritiene che siamo ancora in recessione, contro l’88% del 2008. Per le compere natalizie, secondo l’inchiesta si prevede una flessione del 2,5%. Dunque, si registra prudenza, ma in Europa va peggio, con un calo stimato al 6,3%. I paesi dove si prevedono le contrazioni maggiori sono la Gran Bretagna, -17,4%, e l’Irlanda, -22,4%.
In sintesi, gli italiani avvertono il prolungarsi del periodo di austerity ma sono più fiduciosi nella ripresa. La crisi ha comunque cambiato le abitudini e le modalità di spesa, facendo emergere un nuovo tipo di consumatore. Spiega Dario Righetti, partner di Deloitte e responsabile del settore Consumer Business: “la tendenza attuale è quella di praticare una razionale comparazione dei prezzi, di confrontare le alternative e valutare la qualità dei prodotti innovativi sulla base del loro reale valore. Per il Natale 2009 i consumatori sceglieranno beni meno superflui, ponendo maggior attenzione al rapporto qualità prezzo.
E c’è da credere che questo approccio più razionale agli acquisti sia destinato a perdurare anche quando la crisi sar’ passata”. Si rileva anche una maggior attenzione alla sostenibilità: l’86% non vuole acquistare prodotti realizzati sfruttando il lavoro minorile, l’82% si preoccupa dell’impatto ambientale, ma la preferenza per il politically correct non prescinde dal prezzo, che per il 49% resta il fattore determinante. Fra l’altro, il 53% degli intervistati pernsa che la sostenibilità sia spesso un scusa per alzare il costo del prodotto.
Per trovare le occasioni migliori, si utilizzano i nuovi media. Il 28% degli italiani navigherà su internet per comparare i prezzi, il 16% per selezionare i prodotti, l’11% per individuare i punti vendita e il 14% per effettuare l’acquisto. Altro modo per risparmiare, posticipare gli acquisti al periodo dei saldi. Si tratta di una prassi più diffusa in Europa, dove il 50% delle compere si farà approfittando delle promozioni, che non in Italia, dove la percentuale scende al 37%. Il paese dove questo accade più frequentemente è la Germania dove, spiega Righetti, “si arriva a toccare addirittura il 74%”.
Infine, i regali preferiti: il più gettonato, come già nel 2008, resta il libro, indicato al primo posto dal 46%, seguito dall’abbigliamento, 35%, e denaro in contanti, 34%. Seguono, nell’ordine, i viaggi, cosmetici e profumi, cd e musica, gioielleria e orologi, buoni acquisto, articoli per la casa, televisioni.
SCHEDA: GLI ACQUISTI E INTERNET
La percentuale di italiani che non utilizza per niente la rete, nè in fase di scelta ne’ per gli acquisti è pari al 31%, dato vicino alla media dei 18 paesi analizzati da Deloitte, pari al 30%. I non utilizzatori della rete sono sopra il 40% in Belgio e Portogallo, 43%, e Ucraina 41%. Molti acquirenti, invece, nella Repubblica Ceca, dove solo il 9% non consulta per niente il web.
Quanto alla comparazione dei prezzi, si registrano le punte massime di Irlanda e Ucraina, entrambe al 33%, e del Sud Africa (unico extraeuropeo fra i 18 paesi della Survey), al 35%, tutti gli altri paesi registrano percentuali comprese fra il 20 e il 30%, quindi il 28% dell’Italia è in media.
Per confrontare, invece, i prodotti, quelli che navigano maggiormente sono i tedeschi, 28%, seguiti da rumeni, 23%, slovacchi e svizzeri, 21%, polacchi, olandesi e lussemburghesi, 20%. Il 16% della Penisola è leggermente sotto la media del 18%.
La selezione online sui punti vendita (in Italia all’11%), è in media al 9%, con punte massime in Spagna, 15%, e Francia, 12%. Infine, gli acquisti. Il 14% che compra direttamente online registrato nella Penisola è un punto sotto la media del 15%. I più numerosi acquirenti online sono nella Repubblica Ceca, 41%, seguita (ma con una notevole distanza) da Irlanda, al 28%, e Slovacchia, 25%, Francia, 23% e Germania, 21%. Sotto il 10% il Portogallo, 9%, Belgio e Ucraina, al 6%.