Un emendamento cancella il limite per gli emolumenti dei manager

di Emanuele Menietti

25 Febbraio 2010 13:00

La Commissione finanze della Camera ha cancellato la norma che prevedeva l'introduzione di un tetto per gli emolumenti dei manager delle società quotate e degli istituti di credito. La regola era stata introdotta nel 2009 in Senato

Niente tetto per lo stipendio dei manager delle società quotate e degli istituti bancari. La norma un tempo prevista per mettere un freno al trattamento economico in ambito manageriale è stata rimossa nella giornata di ieri. L’emendamento al disegno di legge è stato approvato dalla Commissione finanze della Camera e cancella dal testo un paio di commi che contemplavano un vincolo per il trattamento economico onnicomprensivo dei manager delle banche e delle società quotate legato al trattamento annuo dei parlamentari. Le norme vietavano, inoltre, di includere le stock option tra le indennità e gli emolumenti percepiti dai manager.

Secondo il relatore del PDL Gerardo Soglia, il limite da poco annullato tramite emendamento era puramente demagogico e aveva profili di incostituzionalità: «L’articolo 41 della Costituzione incentiva la libera iniziativa privata. […] Perché allora il tetto non vale per le altre società? Perché non si applica alle holding di partecipazione delle società quotate? Non è così che si fa politica».

La norma era stata approvata nel corso del 2009 in Senato su proposta dell’Italia dei Valori, che aveva presentato un emendamento durante la discussione della legge comunitaria. Il limite per gli emolumenti dei manager era stato approvato con una ampia maggioranza, probabilmente sulla scia dello sconcerto per l’entità di alcuni bonus e le sperequazioni rivelate nel difficile periodo di crisi. Una decisione che aveva destato scalpore e molto scetticismo tra le fila dei difensori del libero mercato.

La possibilità che la regola introdotta in Senato potesse presto cambiare era stata ventilata verso fine gennaio anche dal Ministro dell’economia, Giulio Tremonti. Il ministro aveva confermato l’intenzione di modificare la norma definendo quello del tetto degli stipendi: «un tema importante, abbiamo fatto sapere che era una norma incostituzionale». Dichiarazioni che avevano fatto nascere alcuni malumori tra le fila dell’Italia dei Valori, fazione politica che aveva proposto l’emendamento.

«Il tetto per i manager delle quotate potrebbe essere anche eluso con tutti gli effetti negativi del caso. Gli amministratori, infatti, potrebbero ricevere i loro compensi dalle holding che controllano le società quotate e questo si tradurrebbe nel fatto che le holding resterebbero fuori dal mercato borsistico lasciando in Borsa solo le società operative» ha aggiunto nella giornata di ieri il relatore Soglia, motivando la necessità di approvare in Commissione l’emendamento per annullare i due commi sul tetto per gli emolumenti dei manager.

Salvo cambiamenti di programma, l’emendamento farà dunque parte del testo finale della legge. La Commissione per le politiche legate all’Unione Europea potrebbe tuttavia respingere il nuovo provvedimento in caso di incompatibilità con le attuali normative comunitarie o con altri testi di legge nazionali. Il testo dovrà infine ottenere il via libera dall’aula della Camera. La strada verso l’annullamento di un limite per gli emolumenti dei manager sembra essere comunque segnata.