Non è la prima volta negli ultimi tempi che Dominique Strauss Kahn lancia un appello per l’occupazione. Lo ha fatto nel corso del G20 canadese l’estate scorsa, lo ha ribadito all’assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale di ottobre. E ieri, al forum internazionale dello Sviluppo in Marocco, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale intorno al tema del lavoro ha incentrato l’intero intervento, ponendo l’accento su una serie di dati numerici. La crisi ha fatto perdere 30 milioni di posti di lavoro nel mondo. E nel prossimo decennio ci saranno circa 400 milioni di giovani che si affacceranno sul mondo del lavoro.
Risultato: l’economia deve essere in grado di rispondere a questo bisogno, dunque la priorità numero uno è l’occupazione. E non si tratta di una questione di giustizia sociale, ma di ripresa economica. Spiega Strauss Kahn: «L’ineguaglianza va contro il concetto di fairness e di solidarietà, ma ha un impatto negativo anche sulla stabilità economica e sociale».
Il discorso propone un riferimento di ampio respiro culturale, da Adam Smith, vale a dire uno dei padri fondatori delle moderne dottrine economiche, allo storico britannico Tony Judt. E parte, naturalmente, dall’analisi della crisi. Che non solo ha aumentato le ineguaglianze nei paesi a più basso tasso di sviluppo, e quelle fra questi ultimi e le economie maggiori.
Valga per tutti l’esempio degli Stati Uniti, in cui l’ineguaglianza, sottolinea il direttore del Fmi, «negli anni della crisi è tornata ai livelli precedenti alla Grande Depressione». E l’ineguaglianza può anche essere dietro al modello cinese orientato all’export, visto che una robusta domanda interna ha bisogno di una solida classe media.
La sfida della crescita, dunque, non può non passare attraverso una distribuzione della ricchezza maggiormente sostenibile, e in questo senso l’occupazione è una tema centrale, se non il tema dominante. A questo proposito, si può aggiungere che forse non a caso nelle scorse settimane la giuria di Stoccolma ha assegnato il premio Nobel per l’economia a tre studiosi Peter Diamond, Dale Mortensen e Christopher Pissarides, che si sono distinti per i loro studi relativi al mercato del lavoro.
E Strauss Kahn insiste: «abbiamo bisogno di nuove politiche del lavoro focalizzate sulla creazione di posti», così come «abbiamo bisogno di opportunità di prosperare per tutti, attraverso una miglior educazione e un miglior training, e abbiamo bisogno di stimolare gli small businesses».
Il direttore del Fondo non dimentica gli altri temi centrali per favorire lo sviluppo, dall’importanza degli investimenti green, che possono essere un volano in tutto il mondo, alla necessità di riformare il sistema finanziario, che è stato «l’epicentro della crisi»,. La parola, ora, passa al prossimo appuntamento internazionale, il G20 dell’11 novembre a Seoul, in Corea.