La domanda mondiale di energia è destinata crescere del 36% entro il 2035, e per una percentuale superiore al 90% questo aumeno del fabbisogno dipenderà dai paesi che non fanno parte dell’Ocse. A fare la parte del leone sarà soprattutto la Cina, ma anche l’India e il Medio Oriente. È quanto emerge dal World Energy Outlook presentato dall’Iea, l’agenzia internazionale per l’energia.
La crescita del 36% corrisponde a una media annua dell’1,2%, dunque una quota più bassa rispetto al 2% circa registrato negli ultimi 27 anni. La Cina, che nel 2009 ha scavalcato gli Stati Uniti diventando il primo consumatore di energia al mondo, aumenterà la domanda del 75%. E se oggi conta per il 17% del consumo globale, fra 25 anni sarà al 22%. Da qui al 2035 contribuirà per oltre un terzo all’aumento della domanda globale. Il secondo player sarà l’India, che peserà per il 18% sulla crescita del fabbisogno. Fuori dai confini asiatici, il contributo maggiore ai consmumi arriverà dall’area mediorientale, con una quota del 2% sull’aumento della domanda al 2035.
Davanti alla necessità di far fronte a questo enorme bisogno, la Cina incrementerà la produzione di energie alternative, le quali in genere sono destinate ad incrementare la propria importanza sul mercato. Ma nei prossimi 25 anni continueranno ad essere i combustibili fossili a restare dominanti, pur perdendo quote in favore delle rinnovabili: in primo luogo il petrolio, seguito dal carbone anche se il gas cresce più rapidamente guadagnando quote di mercato che lo portano ad avvicinarsi e a raggiungere i livelli del carbone.
Anche in considerazione di questi trend, il prezzo del petrolio è destinato ad amentare considerevolmente, raggiungendo i 113 dollari al barile nel 2035, dai circa 60 di media del 2008. Ma il costo del greggio potrebbe salire anche fino a 200 dollari. La domanda, sempre fra 25 anni, è destinata a raggiungere i 99 milioni di barili al giorno, con una crescita di 15 milioni rispetto al 2009. E anche qui, il principale protagonista è la Cina, che assorbirà circa la metà di questa crescita, e tutto il resto arriva da paesi al di fuori dell’area Ocse.