Istat, la mappa dell’innovazione in Italia

di Barbara Weisz

Pubblicato 9 Dicembre 2010
Aggiornato 8 Novembre 2018 10:08

Il 33,1% delle aziende ha introdotto almeno un'innovazione nel 2006-2008. Emergono farmaceutica, chimica, auto, elettronica, tlc. La Survey dell'Istat

In Italia quasi un’impresa su tre fa innovazione. Nella stragrande maggioranza dei casi di tratta di novità relative a prodotti o servizi, ma spesso questo processo è accompagnato a un’innovazione dei processi produttivi. I dati si ricavano dalla Community Innovation Survey dell’Istat, che si riferisce al triennio 2006-2008.

Il numero delle imprese con più di dieci addetti che nel periodo considerato ha prodotto almeno un’innovazione è pari a 69.017, il 33,1% dell’universo considerato. Rispetto al triennio precedente, il numero di aziende innovatrici è aumentato di oltre tre punti percentuali.

A livello di settori, l’innovazione ha riguardato il 41,1% delle società dell’industria (soprattutto aziende farmaceutiche, computer ed elettronica, chimiche, auto), il 20,3% delle costruzioni e il 23,9% dei servizi (in particolare tlc, software, ricerca e sviluppo).

Considerando invece la dimensione delle aziende, ha innovato il 28,2% di quelle che hanno fra i dieci e i 49 addetti, il 49,8% di quelle con 50-249 addetti e il 65,1% di quelle con oltre 250 persone.

Una novità, sottolinea l’istituto di statistica, riguarda «la preferenza verso forme di innovazione congiunte di prodotto e processo», che riguardano oltre la metà dei casi, mentre in passato «era emerso, invece, un netto orientamento a introdurre innovazioni di solo processo». Gli investimenti innovativi rivolti ai soli processi di produzione hanno interessato il 27,8% delle imprese, mentre quelli diretti ai soli prodotti-servizi hanno riguardato il 20,5%.

Nell’industria, i settori con i valori più alti dello sviluppo combinato di innovazione di prodotto e processo sono stati la fabbricazione di articoli di gomma e materie plastiche, l’automobile, i computer e prodotti di elettronica, le apparecchiature elettriche. Maggiormente rivolti alla sola innovazione di processo la raccolta, trattamento e fornitura di acqua, le industrie estrattive, la fornitura di energia elettrica. L’innovazione di prodotto è stata invece più frequente nelle industrie chimiche, nei prodotti derivanti dalla raffinazione di petrolio, nell’elettronica e nelle imprese farmaceutiche.

Quanto ai servizi i settori più orientati all’innovazione congiunta sono stati editoria, assicurazioni, software e informatica, i servizi finanziari e quelli postali. Le attività di magazzinaggio e supporto ai trasporti e quelle immobiliari si sono concentrate sull’innovazione dei processi, le aziende delle tlc sono invece le più attive nell’innovazione di prodotto.

Per l’innovazione, le aziende hanno speso complessivamente 28 miliardi di euro (3% in meno rispetto al 2006), per due terzi attribuibile all’industria. L’incidenza media per addetto è stata di 6.400 euro, con valori più elevati nell’industria (7.900 euro), in particolare nelle aziende con oltre 250 addetti, che raggiungono il valore massimo di 8.600 euro.

Il 28,7% delle imprese innovatrici ha ricevuto un sostegno pubblico per l’innovazione proveniente soprattutto (18,6%) da amministrazioni locali. Nel 15,6% dei casi si segnala il ricorso a forme di cooperazione nella gestione dei processi di innovazione. I principali partner sono stati i fornitori, 58%, e i consulenti, 43,1%.

Il 70,4% delle imprese innovatrici ha introdotto anche forme di innovazione organizzativa o di marketing. Infine, l’ecosostenibilità. Il 44,3% delle imprese ha contribuito alla riduzione dell’impatto ambientale e all’ottimizzazione delle risorse naturali in fase di produzione, mentre il 41,8% ha realizzato interventi orientati a una maggiore sostenibilità ambientale in fase di consumo e utilizzo dei beni.