L’Europa continua a lavorare sul rafforzamento della stabilità della moneta unica. E lo fa da una parte attraverso l’istituto finanziario per eccellenza, la Bce, che ieri ha deciso il primo aumento di capitale della sua storia, e dall’altra con le decisioni dei suoi organismi politici, come il Consiglio dei 27 paesi Ue che ieri ha dato il via libera al cosiddetto “fondo salva stati”, un meccanismo permanente che dovrà prendere il posto dell’attuale Fond temporaneo di stabilizzazione dell’eurozona (Esfs). Il tutto, in un clima surriscaldato dalle crisi del debito (ieri Moody’s ha tagliato il rating dell’Irlanda) e dalle relative difficoltà delle economie più deboli.
L’aumento di capitale della Banca Centrale Europea, che è il primo rafforzamento patrimoniale da quando l’istituto di Francoforte è nato nel 1998, è pari a cinque miliardi di euro, praticamente un raddoppio che porta il totale a 10,76 miliardi dai precedenti 5,76. È stato ritenuto opportuno, spiegano i banchieri centrali, «alla luce della maggior volatilità sul mercato dei cambi, dei tassi di interesse e dei prezzi dell’oro, oltre che dei rischi di credito». L’aumento «è anche motivato dalla necessità di avere un’adeguata base di capitale in un sistema finanziario che è considerevolmente cresciuto».
La misura avrà effetto a partire dal prossimo 29 dicembre, fra le banche centrali dei diversi paesi il contributo maggiore è previsto da parte della Bundesbank tedesca (circa 950 milioni), della Banca di Francia (710) e della Banca d’Italia, che parteciperà con 624 milioni. Il contributo totale degli istituti centrali sarà pari a a 3,489 miliardi, divisi in tre rate uguali da 1,163 miliardi. Dopo la prima rata, da versare il 29 dicembre, le altre scadenze sono la fine del 2011 e la fine del 2012.
La Bce dunque si rafforza, mentre l’Europa fa timidi passi avanti sul fondo salva stati. In realtà, le divergenze fra i diversi paesi sul modo in cui rispondere alle crisi dei paesi membri esistono ancora. Comunque sia, i 27 leader del consiglio europeo hanno raggiunto un accordo sull’introduzione del «meccanismo europeo di stabilità», che entrarà in vigore nel 2013 e che consentiraà ai 16 paesi di Eurolandia (17 da gennaio con l’entrata dell’Estonia) di aiutarsi vicendevolmente. Lo hanno fatto attraverso un’intesa sulla revisione dei trattati costitutivi di Lisbona, e introducendo alcune clausole in base alle quali il meccanismo dovrà essere attivato solo «se indispensabile», e la concessione degli aiuti finanziari sarà «effettuata in subordine a condizioni severe». Si tratta di clausole inserite su richiesta della Germania, che resta il paese più prudente e con la linea più severa in materia di concessione di aiuti.
Le modifiche saranno formalizzate in marzo, dopo le consultazioni con la Commissione di Bruxelles, il parlamento di Strasburgo, la Bce. La ratifica del nuovo trattato dovrebbe concludersi entro la fine del 2012.
Infine resta aperto in Europa il dibattitto sull’ipotesi di introdurre gli eurobond. Il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di presentare in materia una proposta praticabile che valuti l’impatto dello strumento sui bilanci nazionali e sui mercati.