Niente proroghe, i sacchetti di plastica dal primo gennaio prossimo saranno fuori legge. Per portare a casa la spesa utilizzeremo buste biodegradabili, oppure involucri di carta, oppure dovremo rispolverare la cara vecchia borsa della spesa in tessuto. La norma è passata ieri in consiglio dei ministri, con l’approvazione del cosiddetto decreto milleproroghe.
L’abolizione dei sacchetti di plastica era ampiamente attesa, anzi era già slitatta di un anno (dovevava entrare in vigore all’inizio del 2010), anche se fino all’ultimo c’era la possibilità di un nuovo rinvio, al 2012, che invece non c’è stato. L’Italia recepisce così una direttiva europea. Ma il provvedimento, destinato a cambiare un’abitudine ormai decennale della nostra vita quotidiana, fa molto discutere.
Alla soddisfazione del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, delle associazioni ambientaliste e dei consumatori, si oppogono le critiche che arrivano dalle associazioni dei commercianti, in particolare da Federdistribuzione, che lamentano la mancanza di una regolamentazione sulla fase di transizione. Anche da parte di alcune catene di supermercati vengono espresse perplessità relative alla difficoltà di adeguarsi in tempi brevi al provvedimento.
Contemporaneamente, ci sono invece iniziative di sensibilizzazione come “Porta la sporta”, promossa dall’associazione dei “Comuni virtuosi”, che riunisce una cinquantina di municipalità sul territorio della penisola. Il motivo per cui i sacchetti di plastica sono stati messi al bando è di carattere ambientale. Secondo i dati forniti da Coldiretti, gli italiani sono fra i massimi utilizzatori europei di shopper in plastica, ne consumano mediamente quasi 400 a testa ogni anno, per un totale di circa 25 miliardi di buste.
Quasi il 30% di questi sacchetti diventa rifiuto, e per smaltirli ci vogliono circa 200 anni. Per non parlare dell’impatto ambientale che hanno, per esempio, i sacchetti che finiscono in mare, causa di morte anche per delfini, balene, foche, tartarughe marine. Insomma, i sacchetti di plastica sono altamente inquinanti.
Il problema, lamenta ad esempio Federdistribuzione, è che pur essendo le azienda da tempo preparate all’abolizione dei sacchetti, senza la fase transitoria «ci saranno problemi per le imprese e per i consuamtori». Il decreto viene definito «generico», ad esempio «nessuno sa quali sono i parametri che definiscono quali buste siano legali e quali illegali».
I consumatori, invece, sembrano soddisfatti, almeno stando a un sondaggio, una specie di referendum simbolico, che Legambiente aveva fatto in novembre all’uscita dei supermercati: il 73% di coloro che hanno risposto si dichiarava pronto ad adottare la sportina riutilizzabile, il 16,2% il sacchetto di bioplastica e il 10,4% la busta di carta.
Comunque sia, dal prossimo primo gennaio tutti dovremo attrezzarci per far fronte alla scomparsa dei sacchetti. E siccome ci sono sempre i due lati della medaglia, se da una parte i negozi faranno fatica ad adeguarsi, e sicuramente i produttori di sacchetti di plastica non saranno per niente contenti, si può concludere dicendo che si apre un nuovo segmento di mercato che avrà senz’altro notevoli margini di crescita: quello delle borse della spesa.