La Industrial and Commercial Bank of China è la prima banca cinese e la numero uno del mondo per capitalizzazione di borsa.
È presente in 28 paesi del mondo, e fuori dai confini del paese asiatico ha 4mila700 dipendenti. Ed è appena sbarcata in Italia, aprendo una filiale a Milano. Notizia rilevante per i manager e le imprese che guardano con interesse a Pechino, ma anche per chi valuta nuove opportunità di carriera: in Italia ha cinque dipendenti, che diventeranno 30 a pieno regime.
Quello dell’istituto finanziario è un esempio emblematico di quanto sta avvenendo. Perché se è vero che da una parte c’è una piccola imprenditoria cinese che rischia di mettere in ginocchio alcuni importanti distretti italiani, dall’altra c’è un panorama in forte evoluzione che vede le aziende asiatiche presentarsi in tutt’altro modo. Investimenti in Italia, rapporti con il sistema produttivo, ricerca di personale locale, spesso qualificato.
Del resto, il valore del business fra Europa e Cina è in forte crescita. Proprio il numero uno della ICBC Jiang Jianqing, presentando l’apertura della filiale milanese e di altre quattro in Europa (Parigi, Bruxelles, Amsterdam e Madrid) ha spiegato che il «volume d’affari fra Cina ed Europa nei primi dieci mesi del 2010 ha raggiunto» i 388,4 miliardi di euro, che significa una crescita annua del 32,9%.
E L’interesse della filiale italiana, spiegato dal direttore Liu Hongbin, è rappresentato da «assistenza e servizi di alta qualità per le aziende, anche italiane, interessate al mercato cinese», ma anche al supporto delle «130 imprese autorizzate da Pechino a fare acquisizioni, fusioni e joint venture in Italia».
In Italia, di aziende cinesi che non hanno niente a che fare con i laboratori clandestini che sfruttano la manodopera a basso costo ce ne sono parecchie. E spesso cercano personale di alto livello. Qualche esempio: la Minmetals, sede a Pavia, una delle 45 filiali estere della China Minmetals Corporation, che commercia in acciaio e metalli, ha diverse posizioni aperte: venditori con esperienza nel settore e conoscenza dell’inglese.
Trattasi di azienda che vuole costruire una “salda rete commerciale” in Italia e in Europa, e ambisce a diventare il ponte ideale fra Cina ed Europa. E ancora, Huawei Techolgies, azienda di tlc, ha recentemente aperto la quarta sede in Italia, a Milano. Ha già 350 persone fra Segrate, Torino e Roma a cui in questo 2011 se ne aggiungeranno altre 100. E ha posizioni aperte in altre sedi, ad esempio a Roma cerca un ingegnere responsabile del supporto tecnico e delle attività post vendita.
Fra le realtà da tenere d’occhio, la Haier, produttore di elettrodomestici, leader mondiale, che lungi dal puntare sulla bassa qualità a costo ridotto ha un Ceo, Zhang Ruimin, che nel 1984, quando era direttore di uno stabilimento a Quingdao, ricevette la lamentela di un cliente. Cose fece? Prese i 76 frigoriferi difettosi, e li …prese a martellate, distruggendoli. Problema risolto. Altri colossi cinesi in Italia sono la Yang Ming, agenzia marittima, oppure il gruppo China Ocean Shipping.
In genere, spiega Marco Mutinelli, ordinario di gestione aziendale dell’Università degli Studi di Brescia, che si occupa anche di investimenti esteri in Italia, «gli investimenti delle multinazionali dei paesi emergenti, e in particolare della Cina, sono uno dei fatti nuovi e rilevanti registrati negli ultimi anni».
Opportunità anche per chi, viceversa, cerca personale cinese altamente qualificato: il prossimo 16 febbraio a Milano la Fondazione Italia Cina presenta il primo Italy-China Career Day.