Era salita sul podio quattro anni fa, superando la Germania. Oggi, il sorpasso anche sul Giappone. Risultato: la Cina è la seconda economia mondiale, seconda solo agli Stati Uniti.
E ci sono economisti secondo i quali nell’arco di un decennio il colosso asiatico potrebbe definitivamente confermarsi locomotiva del mondo. Ma, al di là delle previsioni, sempre da prendere con le pinze soprattutto se riguardano il lungo periodo (si potrebbe ad esempio ricordare che negli anni ’80, in pieno boom giapponese, c’era chi riteneva che l’economia nipponica fosse destinata a superare quella a stelle e strisce, cosa mai avvenuta).
È vero che la Cina vanta l’altissimo potenziale rappresentato dalla potenza demografica, ma è anche vero che, al momento, la situazione economica cinese presenta una notevole complessità (in termini di pil pro capite, il Giappone è ancora anni luce avanti).
Vediamo, innanzitutto, i numeri che fotografano quello che comunque è uno storico sorpasso (il Giappone era il numero due del mondo dalla fine degli anni ’60). A determinare l’avvicendamento sono stati i dati del pil del quarto trimestre. Il prodotto interno lordo di Tokyo ha registrato una flessione dello 0,3% (fra l’altro, la prima da oltre un anno), segnando in termini nominali un valore pari a 5mila 474,2 miliardi di dollari. Nello stesso trimestre il pil cinese, forte di una crescita che nell’intero 2010 ha presentato un ritmo superiore al 10%, si è attestato a quota 5mila 878,6 miliardi di dollari.
Tokyo, che pure nell’intero 2010 ha presentato un rialzo del 3,9%, diventa così la terza economia del pianeta dopo quattro decenni. «Non stiamo gestendo l’economia per competere nelle classifiche mondiali ma per migliorare la vita dei cittadini», ha commentato il ministro giapponese dell’Economia, Kaoru Yosano, per poi proseguire: «da buoni vicini apprezziamo la rapida avanzata economica della Cina, che servirà allo sviluppo delle economie regionali, incluse quelle dell’Asia dell’est e del Sudest».
Curiosamente, a Pechino non si registrano reazioni di entusiasmo di fronte ai risultati macroeconomici. Complice probabilmente la preoccupazione che i dati sulla forza dell’economia possano diventare un elemento di pressione da parte della comunità internazionale per spingere su alcuni temi chiave, come la riduzione delle emissioni o le politiche monetarie, a Pechino regna la prudenza. «La Cina supera il Giappone e diventa la seconda più grande economia del mondo, la non la seconda più solida», titola il People’s Daily, giornale vicino al governo.
Il paese in effetti presenta una situazione piena di luci e ombre. La Banca Mondiale stima che ci siano più di 100 milioni di cinesi (più o meno l’intera popolazione del Giappone) che vivono con meno di due dollari al giorno. Secondo gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale, il guadagno medio di un cinese nel 2010 è stato pari a circa 3mila600 dollari, circa dieci volte meno delle entrate di un giapponese.
Pechino è alle prese con lo sforzo di trasformare una crescita basata essenzialmente su una politica di esportazioni a basso prezzo in un’economia competitiva anche sul fronte del mercato interno.