Un Consiglio dei Ministri con tante questioni sul tavolo quello che si è svolto oggi: apprvato il Decreto Sviluppo e anche il Decreto Rinnovabili, dopo una lunga attesa e non poche polemiche. E queste non sembrano avere fine neanche ora che il testo, presentato dal Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani e quello dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che ridisegna gli incentivi al settore delle fonti rinnovabili, dopo che è stato decretato lo stop al Terzo Conto Energia.
Attriti ci sono stati anche tra gli stessi Ministri Prestigiacomo e Romani, in merito alla questione su quando fare partire i finanziamenti agli impianti. Alla fine è prevalsa la posizione del Ministro dello Sviluppo Economico di erogare gli incentivi a partire dall’allaccio alla rete. Ma Prestigiacomo ha ottenuto che, in caso di ritardo di allaccio alla rete, alle imprese venga riconosciuto un indennizzo, per il quale la delibera dell’Autorità dell’energia sul Tica ha fissato regole molto rigide. In questo modo si vogliono fornire adeguate garanzie alle imprese ed evitare che vengano penalizzate dai ritardi delle società elettriche.
Ma il decreto firmato non piace agli operatori del settore che hanno già avviato azioni legali contro il provvedimento. Sono oltre 150 le imprese che si sono rivolte all’associazione Sos Rinnovabili, affidandole il compito di avviare un’azione legale collettiva, una class action, contro il decreto Romani (il dlgs 28/11) e quindi contro il Quarto Conto Energia.
Il primo ricorso verrà presentato alla Corte di Giustizia Ue visto che già diverse voci si erano levate dall’Unione accusando l’Italia di non recepire la direttiva europea per lo sviluppo delle rinnovabili, paralizzando la crescita delle energie alternative nella penisola.
Poi si proseguirà con l’avvio di un’azione nei confronti del Tar e se sarà necessario si andrà davanti alla Corte costituzionale «perché il provvedimento danneggia le aziende che, pur avendo rispettato le norme di legge vigenti, avranno un diverso trattamento a livello di tariffe incentivanti» si legge in una nota di Sos Rinnovabili. In più «in lista ci sarebbero poi ulteriori azioni risarcitorie: un ricorso alla Corte dei Conti perché il decreto espone lo Stato al rischio di esborsi pesanti; e, infine, una segnalazione all’Antitrust: il provvedimento emanato dal governo falsa i termini della concorrenza, avvantaggiando i grandi gruppo oligopolistici».