Previdenza: la manovra finanziaria approvata nei giorni scorsi dal CdM non porta con sé buone notizie per ben 13 milioni di lavoratori che subiranno un duro colpo, visto che ad essere coinvolti sono anche gli assegni previdenziali di importo minore (a partire da 1.400 euro). La rivoluzione del sistema previdenziale prevede, tra le altre cose, anche la revisione delle pensioni di reversibilità.
Tra le misure che più di tutte stanno facendo discutere ci sono le rivalutazioni delle pensioni per il biennio 2012-2013 e più in particolare il blocco per quelle superiori ai 2.300 euro al mese (pari a cinque volte il minimo della pensione Inps 2011 di 476 euro mensili). Per quelle tra i 1.428 e i 2.380 euro mensili la rivalutazione verrà effettuata, tenendo conto dell’inflazione, solo in misura del 45%.
Una misura che per Raffaele Bonanni, leader della Cisl, rappresenta «un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile» che andrà a penalizzare e rendere «ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi notevolmente il potere d’acquisto delle loro pensioni».
Per quanto concerne l’età pensionabile, per adeguarla alle aspettative di vita, a partire dal 2014 si procederà con l’innalzamento di almeno tre mesi.
La razionalizzazione e la revisione del sistema delle prestazioni assistenziali e previdenziali avverrà nell’arco di due anni e porterà con sé altre importanti novità: la modifica dei criteri per le invalidità, degli indicatori della situazione economica e dei requisiti reddituali e patrimoniali richiesti.
La razionalizzazione riguarderà anche le varie sovrapposizioni, che esistono oggi tra i diversi strumenti previdenziali, assistenziali e fiscali che vedono coinvolti i cittadini meno abbienti ed in particolare verranno redistribuite le competenze tra Inps, Regioni e Comuni. L’Inps sarà l’agente pagatore e controllore, gli enti locali si occuperanno della prestazione dei servizi, le Regioni del fondo da destinare alle indennità di accompagnamento agli invalidi e i Comuni del sistema della carta acquisti.
L’obiettivo dichiarato dal Governo è «di riqualificare ed integrare le prestazioni a favore dei soggetti autenticamente bisognosi» scongiurando un aumento della spesa pubblica che oggi viene stimato, a meno dei cambiamenti previsti, di 38 miliardi di euro entro il 2014 ( da 300 miliardi di euro attuali a 338 miliardi). La strategia che sembra essere la più probabile è di fare ricorso al volontariato e al settore no profit.
Intanto però i sindacati si oppongono a misure tanto penalizzanti per i lavoratori italiani e si dichiarano pronte a far sentire le proprie ragioni «anche con la mobilitazione», ha dichiarato il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica.
Fonte: Pmi.it