Tutti, in questi giorni, si attendevano le decisioni sul rating italiano di Moody’s. Invece, del tutto a sorpresa, di giudizio sui conti pubblici italiani ne è arrivato un altro, quello di Standard and Poor’s. Ed è negativo: abbassamento di un gradino, ad A dal precdente A+, con outlook negativo. Il motivo: la bassa crescita, che le due manovre estive non riescono a stimolare sufficientmente, e la debolezza della classe politica. Immediata la replica del Governo: giudizio influenzato dai retroscena dei giornali, quindi politico.
Il report di Standard and Poor’s è quella che si potrebbe definire una stroncatura: il declassamento è dovuto alle «prospettive di crescita indebolita» dell’Italia. Le manovre finaziarie, quella di luglio e quella di agosto, «riusciranno a fare ben poco per rilanciare le propsettive di crescita». Poco stimolo alla ripresa, insomma, e debolezze strutturali dell’economia italiana che restano immutate. Un quadro negativo a cui si aggiunge un elemento più politico: «la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all’interno del Parlamento continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne». E ancora: «Il tentativo di risposta politica dell’esecutivo italiano alle recenti pressioni dei mercati suggerisce il prosieguo di una incertezza politica sui mezzi con cui affrontare le sfide economiche dell’Italia».
Da Palazzo Chigi è arrivata in mattinata una risposta ufficiale, nero su bianco: «Il governo ha sempre ottenuto la fiducia dal Parlamento, dimostrando così la solidità della propria maggioranza. Le valutazioni di Standard & Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche. Vale la pena di ricordare che l’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo».
Si tratta, comunque, dell’ennesimo richiamo sulla crescita che arriva al governo in questo periodo di forti turbolenze finanziarie e di difficoltà economica. E proprio la crescita è al centro di un tavolo aperto fra Esecutivo, Confindustria e Abi, nell’ambito del quale oggi è prevista una nuova riunione, nella sede del dicastero in Via Venti Settembre. La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha già annunciato che chiederà «un segno di discontinuità con riforme forti» e «un grande progetto per la crescita».