In Svezia chiamarsi Borg è simbolo di successo. Accadde negli anni Settanta con il campione di tennis Björn e succede oggi con il ministro dell’Economia, che di nome fa Anders e che non ha alcuna parentela con lo sportivo. Oltre al cognome e ai capelli lunghi, il responsabile di uno fra i più importanti dicasteri di Stoccolma ha in comune il fatto di essere un numero uno: una classifica stilata dal Financial Times, infatti, ha premiato il 43enne Borg come miglior ministro dell’Economia di tutta Europa.
Il riconoscimento, in momenti difficili come questo, risulta ancora più significativo anche se questo regno scandinavo è fuori dall’Euro e ha una popolazione di appena 9 milioni di persone. Che cosa è stato riconosciuto a questo giovane membro del Partito dei moderati, che a soli 23 anni era già consulente del primo ministro svedese per gli Affari sociali e la Sanità e ha già un lungo curriculum nei settori chiave del Paese?
Soprattutto aver individuato, con un anticipo di qualche anno rispetto ai suoi colleghi europei, l’opportunità di rafforzare le banche senza per questo andare contro gli interessi della popolazione, che sono sempre stati tutelati.
E questo gli ha provocato un notevole sostegno da parte degli elettori, che si è tradotta in successo politico.
La classifica del quotidiano economico britannico comprende i ministri dell’Economia di 19 fra i Paesi membri dell’Unione, di cui sono state valutate 3 capacità fondamentali:
– abilità politica
– performance economica
– credibilità sui mercati
Anders Borg, come il suo omonimo tennista, ha fatto una sorta di “Grande Slam” risultando primo in tutte e 3 le categorie grazie alle riforme e all’abbassamento delle tasse in un Paese in cui la pressione è molto alta (a fronte comunque di servizi da “tripla A”). Secondo il Financial Times, “ha conquistato gli elettori attaccando i bonus dei banchieri e poi, con la sua solida gestione delle finanze, anche i mercati”.
Al secondo e al terzo posto ci sono i due ministri dell’Economia di Germania e Polonia – Wolfgang Schäuble e Jacek Rostowski – mentre al 4° posto il belga Didier Reynders, a pari merito col lussemburghese Jean-Claude Juncker e davanti allo sloveno Ivan Miklos, al britannico George Osborne, al ceco Miroslav Kalousek e alla finlandese Jutta Urpilainen. Al 10° posto, l’irlandese Michael Noonan che supera l’olandese Jan Kees de Jager, il portoghese Victor Gaspar, la spagnola Elena Salgado, l’austriaca Maria Fekter, il francese Francois Baroin e il danese Bjarne Corydon. Al 17° posto, l’ungherese Gyorgy Matolcsy davanti al nostro Giulio Tremonti, che nel frattempo si è dimesso con tutto l’esecutivo. Ultimo? Il greco Evangelos Venizelos, che paga la debacle finanziaria del suo paese.