Si temeva per oggi che i severi giudizi di S&P sulle banche, americane e internazionali, provocassero nuovi ribassi in Borsa. Nulla di tutto questo. Anche perchè se è vero che l‘agenzia di rating Usa, nell’ambito dell’applicazione dei nuovi criteri di valutazione a 37 istituti di credito nel mondo, ha abbassato il rating a ben 15 banche, fra i i grandi colossi a stelle e strisce, sui mercati è stata decisamente più forte la reazione, positiva, all’iniziativa delle banche centrali.
Le più importanti banche centrali del mondo, ovvero Federal Reserve, Bce, Banca del Canada, Banca d’Inghilterra, Banca del Giappone, e Banca Nazionale Svizzera hanno comunicato un accordo per sostenere la liquidità del sistrema finanziario globale. Fra le altre misure, quella che prevede la riduzione dei tassi sulle operazioni di swap in dollari esistenti di 50 punti base a partire dal prossimo 5 dicembre. Una mossa tecnica che, di fatto, assicura liquidità al sistema in un momento di forti pressioni finanziarie derivanti, ad esempio, dalla crisi del debito.
La mossa è piaciuta ai mercati, che oggi hanno viaggiato, su entrambe le sponde dell’Atlantico, in deciso rialzo.
Tutto questo, malgrado S&P: l’agenzia di rating a stelle e strisce infatti ha comunicato un’impressionante serie di downgrade (abbassamento del giudizio) che riguardano fra gli altri i grand colossi del credito internazionale: Citigroup, Goldman Sachs, JPMorgan Chase & Co., Morgan Stanley, Bank of America. Per quanto riguarda le italiane, il rating dei big, come IntesaSanPaolo e Unicredit, è rimasto invariato. Abbassati i giudizi su Bnl (che passa ad A, dal precednete A+) e Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza (stessa misura, è passata ad A da A+).
Si tratta, è bene ricordarlo, anche perchè lo sottolinea la stessa agenzia di rating, di una misura dovuta al cambiamento dei criteri con cui vengono attribuiti i rating bancari. Lo scorso 9 novembre S&P aveva pubblicato la nuova metodologia, e ora l’ha applicata a 37 istituti bancari nel mondo, e alle loro sussidiarie, comunicando i cambiament avvenuti. Nei prossimi giorni e settimane l’agenzia pubblicherà report dettagliati sulle singole banche.
Si tratta dunque di tagli attesi, che in qualche modo sono la conseguenza della crisi del debito: i rating delle banche non sono mai superiori a quelli degli stati in cui operano, e i giudizi sugli Stati spesso e volentieri sono stati rivisti al ribasso. Questo in realtà aveva già provocato un’ondata di tagli al rating nei mesi scorsi, anche sulle banche italiane. I nuovi criteri di S&P in qualche modo incamerano il maggior rischio che sta correndo il sistema finanziario globale in un momento in cui non è chiaro se e in che misura gli Stati sono disposti a intervenire nuovamente in caso di difficoltà del sistema del credito.
Comunque sia, si trattata di una decisione largamente attesa e che, almeno per il momento, non sembra aver avuto un impatto particolare su un mercato che, come detto, oggi si è maggiormente concentrato sull’azione concertata delle grandi banche centrali. Indici in rialzo, a Piazza Affari, in Europa e negli Usa, di oltre il 3%. Boccata d’ossigeno anche sul fronte dei rendimenti dei titoli di stato, con lo spread fra Italia e Germania sceso sotto i 500 punti base.