Le compagnie aeree contro Aeroporti di Roma

di Andrea Barbieri Carones

21 Dicembre 2011 09:30

Le compagnie aeree Ibar contestano "l'irresponsabile decisione di Aeroporti di Roma di bloccare un impianto e ritardare lo smistamento bagagli".

Brutte notizie per chi viaggia in aereo e transiterà dall’aeroporto di Fiumicino: dal primo gennaio,  Aeroporti di Roma (AdR) spegnerà il nuovo impianto di smistamento bagagli – inaugurato nel corso del 2010 dopo un investimento da 21 milioni di euro – ripristinando così i pesanti disservizi che precedentemente caratterizzavano lo scalo e che colpivano soprattutto i passeggeri in arrivo e in transito. Insomma: si ritorna al passato e si paventa un caos senza il funzionamento di questo NET 6000, capace di gestire oltre 6mila colli l’ora.

“Aeroporti di Roma ha preso una decisione di irresponsabilità inaudita” afferma l’Ibar, l’associazione delle compagnie aeree operanti in Italia, che unisce 75 fra vettori nazionali e stranieri. “Non si possono costringere i passeggeri a subire pesanti disagi a causa di disaccordi amministrativi con le compagnie aeree: se il gestore aeroportuale non assumerà un atteggiamento rispettoso degli utenti chiederemo alle istituzioni preposte di prendere ogni opportuno provvedimento, senza escludere la sospensione o revoca della concessione pluriennale della gestione dell’aeroporto”.

La decisione di AdR è dovuta al fatto che mentre le compagnie aeree pagano tante tariffe al gestore, anche alte, per ogni passeggero trasportato, hanno invece contestato e sospeso il pagamento della tariffa di 1,87 euro per far transitare i bagagli fra un volo ed un altro, considerandolo un balzello ingiusto e non dovuto.

AdR ha scritto che il nuovo impianto fu installato per superare la “crisi di bagagli” del 2009, uno stato di crisi al quale evidentemente il gestore intende tornare con il nuovo anno.

Le motivazioni per la sospensione del pagamento del balzello da parte dei vettori, sono semplici: ENAC – l’autorità che in Italia sovrintende al trasporto aereo – non ha verificato se la nuova tariffa fosse giustificata nel complesso dei corrispettivi aeroportuali già percepiti dal gestore, sulla base delle precise indicazioni della delibera CIPE 38/2007 e della Linee Guida di ENAC stessa.

I vettori e le loro associazioni di categoria hanno sollevato le loro perplessità da tempo, senza che nessuna risposta sia mai pervenuta da Enac e AdR. Il pagamento dei servizi infrastrutturali dell’aeroporto – i “servizi centralizzati” per antonomasia gestiti in regime di monopolio – devono essere determinati nell’ambito del contratto di programma che però non è ancora in vigore. A maggio scorso, Enac ha approvato l’importo di 1,87 euro dopo aver consultato AdR, ma non i vettori. Tutto ciò in base a calcoli elaborati da Aeroporti di Roma e mai rivelati alle compagnie aeree. “Ora ADR crede di  fare giustizia da sé” recita un comnunicato Ibar.

Fra le compagnie che fanno parte di Ibar c’è anche Alitalia. Fra i suoi compiti istituzionali c’è quello di rappresentare e tutelare gli interessi collettivi delle compagnie aeree in tutte le sedi nazionali competenti, promuovere il dialogo con le istituzioni e informare il pubblico del mondo del trasporto aereo.

Nella serata di ieri è arrivata la riposta di Assaeroporti, l’associazione che rappresenta i gestori degli scali civili italiani: “Non capiamo come Ibar possa definire ‘irresponsabile’ la giusta posizione assunta da Aeroporti di Roma. Una reiterata inadempienza da parte del vettore è la prima causa che pregiudica il servizio di qualità al passeggero. A tal fine Aeroporti di Roma ha investito 21 milioni di euro sulla base di una attenta istruttoria dell’Enac. AdR si è impegnata a convocare il competente Comitato Bagagli dell’aeroporto come ultimo segnale di disponibilità a trovare una soluzione che in caso di esito negativo obbligherà il gestore aeroportuale a prendere le decisioni necessarie. È poi difficile affermare che i costi delle tariffe aeroportuali praticate da ADR siano il frutto di un abuso di posizione dominante visto che sono dell’80% al di sotto della media europea”.