Un PIL e una ricchezza a macchia di leopardo. Anche per il 2012, la fotografia che Unioncamere e Prometeia hanno fatto dell’Italia mostra delle differenze notevoli tra quanto viene prodotto nelle diverse regioni e province italiane, con Milano, Bologna e Bolzano in testa e Agrigento, Crotone e Caserta che chiudono la classifica. Niente di nuovo sotto il sole, in realtà, ma alcune variazioni anno su anno che mostrano che il Paese (un po’) cambia.
La graduatoria, relativa alle previsioni per l’anno in corso, mostra innanzitutto che si amplierà ancora il divario tra il nord e il sud del Paese, con una stagnazione più o meno generalizzata e con una recessione che interessa soprattutto la parte di Italia a sud di Roma.
Il criterio econometrico sul quale si basa lo studio considera le informazioni contenute nelle indagini che il Centro Studi Unioncamere conduce periodicamente a livello territoriale, nonché dei possibili effetti dell’ultima manovra del governo Monti.
Fatto 100 il valore aggiunto per abitante a prezzi correnti dell’intero Paese, quello pro capite del Sud nel 2012 sarà presumibilmente pari a 66,6 (15.514 euro, contro i 23.280 dell’Italia), in leggero calo rispetto al 2011, quando era pari a 66,7.
In questo studio, intitolato “Scenari di sviluppo delle economie locali italiane”, si evince che sono le province del Nord-Ovest quelle in cui si registrerà un valore aggiunto pro capite medio più elevato, pari a 27.974 euro, superiore del 20,2% alla media della Penisola e di poco superiore alle province delle regioni del Nord-Est, dove il valore aggiunto medio pro capite è pari a 27.717 euro, il 19,1% in più rispetto alla media. Il Centro Italia dovrebbe registrare un valore medio per abitante di 26.101 euro (+12,1% rispetto alla media).
Ritornando alla graduatoria provinciale, il valore di ciascun residente a Milano è di 34.797 euro, superiore di quasi il 50% rispetto alla media nazionale. E dopo Bologna (31.464) e Bolzano (31.173), si classificano Roma, Trieste e Modena, tutte oltre i 29mila euro, seguite da Firenze, Parma, Belluno, Mantova e Trento sopra i 28mila, mentre le ultime 3 superano di poco i 13mila: Agrigento tocca quota 13.193, Crotone 13.078 e Caserta 13.002.
Le differenze tra diverse aree del Paese rischiano di aumentare con la crisi economica in atto. Parlando in maniera più specifica di Prodotto Interno Lordo (rilevato ufficialmente solo a livello regionale e non provinciale, dove viene calcolato il “valore aggiunto”), con un’Italia che a livello complessivo scenderà dello 0,5%, solo 5 regioni saranno sopra questa media anche se sono tutte in calo: Emilia Romagna -0,2%; Valle d’Aosta, Lombardia e Trentino a -0,3%. Piemonte, Friuli Venezia-Giulia, Toscana e Lazio invece, si allineeranno alla media. Tutte le altre regioni, invece, sembrano destinate a registrare decrementi piu’ consistenti, compresi tra il -0,6% di Umbria e Marche e il -1,0% del Molise.
Considerando la disoccupazione, la ricerca mostra che a fine 2012 raggiungerà quota 8,3% a livello nazionale, con il sud a 13,7, il centro a 7,3, il nord ovest a 6,1 e il nord est a 5%. Il valore peggiore sarà in Campania, con il 15,3%, e in Sicilia, con il 14,5, mentre quello migliore sarà in Trentino Alto Adige con il 3,7% e in Emilia Romagna con il 4,9%.