Gli effetti dell’eccezionale ondata di freddo in corso hanno avuto ripercussioni in Italia mettendo in crisi la fornitura di gas proveniente dalla Russia, costretta a dirottare parte della produzione per esportazione verso la domanda interna.
La Russia rappresenta il primo produttore mondiale di gas naturale mentre l’Italia il quarto paese importatore dopo Stati Uniti, Giappone e Germania (fonte : International Energy Agency, 2011).
La maggiore quota di gas importato in Italia proviene dall’Algeria (37,1%) cui segue la Russia (30%) che provvede a rifornire il territorio nazionale via gasdotto attraverso i punti di ingresso di Tarvisio e Gorizia. Vista la straordinarietà della situazione il Comitato per il monitoraggio e l’emergenza gas del Ministero dello Sviluppo economico ha attivato una procedura d’emergenza in base a quanto previsto dalle norme dell’Unione europea assicurando però che nessuna conseguenza ricadrà sulle utenze domestiche.
Diverso il caso delle imprese per le quali è stata messa in atto una politica di riduzione o di sospensione su base volontaria dell’approvvigionamento di gas. Scelta questa che ha suscitato qualche perplessità nel mondo economico.
Il Consorzio Gas Intensive, che riunisce le aziende aderenti a Confindustria caratterizzate da un elevato consumo ed una elevata incidenza del consumo di gas sulla propria produzione, ha infatti messo in guardia il governo sulle ricadute negative sul prodotto interno lordo provocate dai provvedimenti restrittivi.
Si rischia – secondo quanto dichiarato da Paolo Culicchi, presidente del Consorzio – un impatto su centinaia di imprese “scaricando sul sistema industriale italiano i costi di un problema che invece con una accurata gestione delle forniture, delle infrastrutture di importazione e degli stoccaggi può essere risolto a monte”.
Per sopperire al drastico calo di gas russo (meno 25-30%) l’Italia ha nel frattempo deciso di avviare la messa in esercizio di centrali elettriche ad olio combustibile.