A pochi giorni dalla Giornata Internazionale della Donna arriva il bilancio della UE sulla presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società europee: le cifre che riguardano le quote rosa nei CdA sono ancora molto lontane dagli obiettivi stabiliti dalla commissione un anno fa, a causa dell’incapacità dei paesi membri di autoregolamentarsi in materia di pari opportunità.
La commissaria europea alla giustizia Viviane Reding illustra i dati – tutt’altro che positivi – provenienti dai 27 Stati della UE: la media di donne manager ai vertici aziendali è ancora troppo bassa, pari al 13,7%, mentre sono solo 24 le aziende europee che hanno avviato concreti programmi a favore dell’introduzione delle quote rosa nei CdA.
E se le percentuali mostrano un lieve avanzamento rispetto ai dati del 2010, pari all’1,9%, è sempre la Reding a ribadire il grave ritardo che caratterizza la maggior parte degli Stati: “La scarsa presenza delle donne ai vertici aziendali impedisce all’Europa di essere competitiva e di crescere economicamente. Mi dispiace vedere che, nonostante i nostri richiami, l’autoregolamentazione non ha portato finora risultati soddisfacenti. Di questo passo ci vorrebbero più di 40 anni per raggiungere un significativo equilibrio fra donne e uomini: cioè almeno un 40% di presenze per entrambi i sessi.“
L’invito rivolto da Bruxelles ai paesi europei era molto chiaro: aumentare del 30% la presenza femminile nei vertici delle aziende entro il 2015, portandola fino al 40% entro il 2020. Un monito che, tuttavia, non ha sortito gli effetti sperati, sebbene in alcune nazioni, come l’Italia, si stiano introducendo alcune leggi specifiche. Dalla Commissione Europea potrebbe quindi arrivare un provvedimento legislativo entro il 2013, normativa che sovrasterebbe qualsiasi regolamentazione a livello nazionale, come ha sottolineato la Reding: “La Ue potrebbe introdurre entro la fine dell’anno le quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende europee“.
Un progetto che prenderà il via attraverso una serie di consultazioni con i parlamenti nazionali, unitamente all’avvio di progetti di condivisione mirati a favorire la nascita di un fronte comune a sostegno della rappresentanza rosa nei consigli di amministrazione. Inutile negare, infatti, che la presenza femminile nei CdA è sempre più indice di maggiore crescita aziendale, come dimostrano alcuni studi internazionali (l’indagine Enrst&Young, solo per fare un esempio).
Entrando più nel dettaglio delle cifre, l’Italia non è certo tra le prime le posizioni con una percentuale di donne ai vertici aziendali peri al 6,1%, certamente lontano anni luce dalla situazione in Norvegia, dove la presenza rosa nelle società quotate in borsa arriva fino al 40%. Va peggio in Germania, dove i valori scendono fino al 5%, contro il 20% di Francia, Finlandia e Svezia.