Una manifestazione di protesta contro i ritardi dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. E’ il “giorno del decreto ingiuntivo” o D-Day, organizzato a Roma il 15 maggio dalla Associazione dei costruttori edili (Ance) per segnalare le gravi inadempienze del settore statale verso le imprese private.
L’iniziativa parte dal drammatico allungamento dei tempi medi di pagamento da parte delle amministrazioni pubbliche per lavori regolarmente eseguiti dalle aziende. Per il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, questi ritardi per crediti esigibili hanno raggiunto 8 mesi a volte arrivando anche a superare i 24 mesi.
Con la filiera dell’edilizia lo Stato è indebitato per circa 19 miliardi di euro, 9 miliardi quelle delle imprese Ance. Una cifra consistente che se non recuperata può provocare il fallimento di molte società già in seria difficoltà a causa della crisi.
Il settore è fortemente provato da una situazione economica fortemente avversa che rischia di peggiorare nel prossimo futuro. I numeri parlano chiaro: secondo i dati di Cerved Group, le imprese di costruzioni entrate in procedura fallimentare sono passate da 2.216 a 2.776 dal 2009 al 2011, con un incremento del 25,3%. Nell’arco di un triennio i fallimenti nell’ambito delle costruzioni sono stati 7.552 su un totale di circa 33 mila nell’insieme di tutti i settori economici: il 23% dei fallimenti occorsi in Italia riguardano le aziende edili.
Nel primo trimestre 2012 le cose vanno ancora peggio con un ulteriore aumento delle procedure fallimentari dell’8,4% nel confronto con il primo trimestre 2011 (+4,2% l’aumento dei fallimenti nel complesso dell’economia). Basta e avanza per rivendicare il pagamento immediato e prospettare l’ipotesi di adire le vie legali per recuperare quanto dovuto alle imprese che hanno firmato un regolare contratto con la PA.