Unicredit rafforza i country manager, mentre i libici puntano a crescere

di Carlo Lavalle

21 Giugno 2012 13:00

Il gruppo bancario Unicredit decide un nuovo assetto organizzativo fondato sui country manager, mentre il fondo libico chiede una presenza nel cda.

Unicredit va verso un differente assetto organizzativo del gruppo basata sul superamento del modello divisionale in favore di quello geografico. “Abbiamo deciso di ripensare l’organizzazione del gruppo. Faremo un annuncio a breve. Daremo più autonomia alle realtà locali con più efficienza sul territorio per un maggiore controllo dei costi e risposte più rapide ai clienti. La riorganizzazione vale sia in Italia che fuori dall’Italia”. Queste le parole di Federico Ghizzoni, amministratore delegato della banca di piazza Cordusio, pronunciate durante una conferenza promossa dalla associazione Italiadecide.

Entro il prossimo 10 luglio il consiglio di amministrazione dell’istituto di credito dovrebbe discutere del nuovo piano che ridisegna la struttura organizzativa affidando più potere ai country manager, cui compete in genere la responsabilità di un paese o del business locale.

L’obiettivo è quello di semplificare e snellire la macchina organizzativa per rispondere alla pressione della crisi che rende non più rimandabili certe scelte. Unicredit ha chiuso il bilancio 2011 con 9,2 miliardi di perdite e si capisce l’urgenza di recuperare il rapporto con il mercato magari restituendo autonomia d’azione al livello organizzativo più a contatto con la clientela.

Federico Ghizzoni ha inoltre ricordato nel suo intervento che il gruppo conta 160.000 dipendenti, di cui 60.000 circa senza contatti diretti con i clienti. Semplificare ha aggiunto non significa necessariamente tagliare gli sportelli, processo già avviato da tempo, ma snellire i processi interni.

Nel frattempo sul fronte delle partecipazioni la Libyan Investment Authority ha ribadito di voler mantenere e, se le condizioni lo consentono, di rafforzare la propria quota di capitale, allo stato pari all’1,8%. Per il futuro il fondo ha anche affacciato l’ipotesi di un ingresso di rappresentanti dei soci libici nel consiglio di amministrazione dell’istituto.