L’industria delle imbaracazioni da diporto scalda i motori in vista del Salone nautico di Genova: giunto alla cinquantaduesima edizione, si presenta con alcune novità che addetti ai lavori e appassionati potranno osservare dal vivo all’ombra della Lanterna dal 6 al 14 ottobre prossimo, dove 800 aziende del settore hanno già confermato la loro presenza.
La filiera, però, sta vivendo momenti molto difficili come sottolinea il presidente di Ucina Confindustria Nautica Anton Francesco Albertoni: “Negli ultimi 4 anni la nautica nazionale ha perso oltre l’80%. E questo crollo verticale si ripercuoterà anche sul Salone, che in questi anni ha sempre interpretato il mercato in modo positivo. Il nostro obiettivo è di coniugare business e passione”.
E potenzialmente di business ce n’è molto, visto che il settore rappresenta il 5° per fatturato del made in Italy ed è molto apprezzato all’estero, dove l’Italia è considerato una sorta di Paese leader in fatto di professionalità e fantasia.
E anche per questo motivo la rassegna genovese verrà presentata anche in Russia, con un appuntamento previsto il 17 luglio a Mosca con un lancio che sarà effettuato presso la sede del Commercio estero, dove un gruppo di operatori russi sarà invitato a Genova per visitare il Salone con la speranza di incremenatre l’internazionalizzazione delle aziende che operano nel campo della nautica. L’invito sarà fatto anche a possibili clienti provenienti dal Brasile e dalla Cina, ossia fra i Paesi con economie emergenti o in fase di “esplosione”.
La kermesse si svilupperà su 4 padiglioni, 2 marine e numerosi spazi all’aperto fronte mare. La novità sarà rappresentata “da una nuova suddivisione merceologica che ottimizza il percorso di visita e esalta la spettacolarità della parte floating”.
“Questo vuole essere il salone del cambiamento, della qualità e del riposizionamento” ha detto il presidente di Ucina, che ha sottolineato una volta di più i dati di una crisi drammatica: “Il mercato interno è in forte diminuzione, al punto che oggi il fatturato proveniente da clientela nazionale rappresenta solo il 20% del totale. Forza lavoro in calo del 15% con intere aree del Paese che hanno assistito a un progressivo abbandono delle aziende produttrici.