Un 2011 in crescita per le multinazionali con sede nei Paesi emergenti, in grado anche di creare occupazione e preziosi punti di PIL. Lo scorso anno, in realtà, è stato positivo un po’ per tutte le corporation con sede in occidente, anche se è emerso che non riescono a portare benefici particolarmente elevati nel Paese in cui si trovano.
I dati emergono da una ricerca di Mediobanca, che ha valutato la capacità di generare reddito e fatturato, dove la prima azienda al mondo è Toyota, che dopo le difficoltà che hanno seguito il terremoto e lo tsunami in Giappone nel marzo 2011 è ritornata a essere anche il primo gruppo automobilistico per numero di vetture prodotte.
“A fronte di volumi più alti nel nuovo mondo – ha detto Gabriele Barbaresco, capo dell’ufficio studi – i margini di guadagno sono più alti in occidente e in nord America in particolare. Sembra che in un momento di rallentamento delle economie emergenti, le società che hanno sede lì stiano soffrendo di più di quelle occidentali, che si dimostrano più strutturate e mature”.
Se la Casa del sol levante ha fatturato 287 miliardi di euro, la seconda in classifica, Shell, ha toccato quota 263,3 miliardi, riducendo il disavanzo dalla prima da 52 a 24 miliardi. La graduatoria prosegue con Gazprom (258,8 mld), ExxonMobil (255,9 mld), Volkswagen (231,6 mld), Petrochina (230,3 mld), Petrobras (213 mld), Bp (200,8 mld), Chevron (158,3 mld) e Total in decima posizione con 151,6 miliardi di euro.
Per quanto riguarda l’Italia, Eni è quella col fatturato più alto, che nel 2011 ha toccato quota 109,6 miliardi di euro ed è nella top 10 mondiale relativamente al settore energetico. A seguire, Exor (gruppo Fiat) che insieme a Chrysler ha superato il gruppo Enel per 84,4 miliardi contro 77,6 mentre molto più distaccate sono Telecom (29,3) e Finmeccanica (17,3).
Nel settore automobilistico, giapponesi e tedeschi la fanno da padrone, visto che occupano i primi 6 posti in graduatoria (3 a testa) mentre nel campo delle telecomunicazioni sono le aziende asiatiche (e cinesi in particolare) a scalare posizioni. Dalla graduatoria di Mediobanca si vede anche che nessuna azienda Usa si posizione al vertice asset totali, mentre hanno sede negli Stati Uniti le prime due per valore di Borsa: ExxonMobil (314 mld di capitalizzazione) e Apple (291,8 mld), anche se i dati di quest’ultima sono in continua crescita al punto che dovrebbe essere saldamente al comando.
Molto bene va il settore manifatturiero, con il fatturato delle multinazionali che in Europa è cresciuto dell’8,8%, in nord America dell’11,2%, in Asia del 12,1% e negli altri Paesi del mondo del 15%. E la redditività? Come detto è migliore in Occidente: nel vecchio continente è in media del 10,2% del fatturato; in Nord America del 12,9%, in Asia-Russia del 9,1% e nel resto del mondo del 6,7%.
Infine un occhio all’occupazione: all’estero cresce del 30,4% per le multinazionali nordamericane e del 23,1% per quelle europee, ma quella nazionale scende del 7,4% in nord America e del 12% in Europa. E confrontando il numero dei dipendenti si nota che la dimensione media delle multinazionali italiane è di 41mila unità, contro le 115mila della Germania e le 85mila della Francia. Curiosamente l’Italia ha il costo del lavoro più basso in Europa (46.400 euro contro 56mila della Germania e 50.600 della Francia) ma anche la produttività più bassa.