Bankitalia, fine recessione nel 2013

di Andrea Barbieri Carones

17 Luglio 2012 15:00

Secondo il bollettino economico di Bankitalia, il Paese rimarrà in recessione per tutto il 2012; solo a inizio 2013 inizierà una fase di ripresa.

Secondo il Bollettino economico di Bankitalia, per tutto il 2012 la crisi economica colpirà l’Italia iniziando ad attenuarsi solo nella prima parte del 2013, mentre il tasso di disoccupazione continuerà a salire oltrepassando quota 11% per rimanere stazionario l’anno prossimo.

Lo studio di via Nazionale ha toccato tutti i principali indicatori economici, a iniziare dal PIL che entro fine anno si ridurrà del 2% per poi arrestare la sua caduta proprio nel “fatidico” 2013, quando scenderà dello 0,2%. Si tratta naturalmente di previsioni, legate anche alla differenza tra rendimento dei Btp a 10 anni e quello del titolo di Stato tedesco. La buona notizia è anche che la recessione probabimlente rallenterà nel secondo semestre di quest’anno per poi arrestarsi – come detto – nella primissima parte dell’anno prossimo.

Inflazione: nel 2012 dovrebbe toccare quota +3%, per poi scendere all1,8% nel 2013. Il motivo va ricercato soprattutto nell’aumento delle imposte indirette e del caro petrolio che ha interessato tutto l’Occidente – e l’Italia in particolare – a inizio anno anche se le previsioni indicano che il greggio dovrebbe arrestare la sua salita fino a scendere. Il calo dell’inflazione previsto per il prossimo anno sarebbe provocato dal rinvio delle aliquote Iva in seguito alla spending review, che ha tagliato diverse voci di spesa.

Occupazione e retribuzioni: le retribuzioni sono diminuite in termini reali. Il numero di persone che non cercano un’occupazione e non sono disponibili a lavorare si è contratto di 749.000 unità pari a un -6,3%, mentre quello di chi non cerca lavoro pur essendo disponibile a lavorare è cresciuto di 139.000 unità o +10,3%. La riduzione dell’area di inattività è ascrivibile al minor numero di inattivi per ragioni di età o in quanto percettori di pensione, – che sono il 9,3% o 420.000 unità – nonché alla contrazione di quanti adducono motivi di studio o di formazione professionale 2,9% o 124.000 unità.

Il calo dell’occupazione registrato nei primi 3 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2011 è stato lievemente più marcato nel centro Italia -0,7%, contro -0,3 nel Nord e -0,2 nel sud. La riduzione è provocata soprattutto del calo degli occupati nel comparto edile – sceso del 4,5% – sia dalle contrazioni registrate nell’industria (-0,7%) e nei servizi privati (-0,4%, al netto di istruzione e sanità) dopo, rispettivamente, 4 e 5 trimestri di crescita.

Nel primo trimestre del 2012, spiega Bankitalia, l’aumento del tasso di attività per la fascia di età 15-64 anni (che è passato dal 62,2% al 63,6%) è stato più sostenuto per le donne, nel Mezzogiorno e tra i segmenti della popolazione più giovane e più anziana. Di riflesso, il tasso di disoccupazione (riferito alla popolazione fino a 74 anni) è cresciuto in misura maggiore tra le donne (2,6 punti percentuali), nel Mezzogiorno (3,7 punti) e nella fascia di età 25-34 anni (3,3%), mentre per i lavoratori più anziani l’aumento dell’offerta è stato per oltre la metà assorbito dal mercato.

La crescita dell’occupazione alle dipendenze (0,2%) ha continuato a orientarsi verso forme contrattuali con orario ridotto (9,4%) e a tempo determinato (4,7%); la quota degli occupati con contratto di lavoro permanente a tempo pieno sul totale dell’occupazione alle dipendenze è scesa al 72,9%, dal 74,6 di un anno prima. Le ore di lavoro interinale sono rimaste sostanzialmente invariate.