Secondo l’Economist è la migliore grande città del mondo in cui vivere e al tempo stesso lavorare. Secondo altri, invece, è solo una affollata metropoli asiatica dove il moderno coabita a stretto contatto con le antiche tradizioni orientali. Nell’annuale classifica stilata dal quotidiano economico britannico Hong Kong batte la concorrenza di una serie di metropoli di tutti i continenti e si posiziona al primo posto di questa periodica graduatoria “Best cities ranking and report” che valuta diversi parametri.
Tra i criteri scelti – che per la prima volta hanno posizionato al primo posto l’ex enclave britannica – c’è il costo della vita, la stabilità sociale ed economica, l’offerta culturale, la vivibilità generale con particolare attenzione al verde urbano, alle caratteristiche naturali e al patrimonio culturale. Di Hong Kong, che passa dalla 10a alla 1a posizione, è stato valutato positivamente il fatto che sia una metropoli urbanisticamente coesa, con mezzi di trasporto efficienti, con grandi aree verdi e con una fortissima identità culturale. In realtà – malignano alcui – il contesto urbano è molto denso di abitazione e di verde ne ha ben poco. Gli alberi sono sulle colline circostanti, che fanno parte del territorio municipale ma che non sono fruibili dai 7 milioni di residenti che, pertanto, sono concentrati nel 20% del territorio comunale.
Al secondo posto, Amsterdam, che ha superato Osaka, Parigi e Sydney. La top ten, che non vede città italiane, è completata da 3 località europee – Stoccolma (6a), Berlino (7a) e Monaco di Baviera (9a) – da una del Canada (Toronto, 7a) e da una asiatica (Tokyo, decima). Appena fuori c’è Roma che ha guadagnato punti grazie al patrimonio culturale, per il verde e per la facilità di collegamento col resto del mondo grazie all’aeroporto di Fiumicino.
Nella valutazione di quest’anno, l’Economist Intelligence Unit ha coinvolto il pubblico della rete attraverso una piattaforma di condivisione di informazioni e commenti allo scopo di individuare il criterio migliore per effettuare questa indagine. E’ stato fatto una specie di concorso vinto da un architetto italiano che come criteri fondamentali per valutare una città ha individuato la presenza del verde urbano, l’estensione della città, le caratteristiche naturali, il livello di inquinamento, la posizione, la connettività con il resto del mondo e il patrimonio culturale, che si sono aggiunti agli indicatori dell’Economist: la stabilità sociale ed economica, l’offerta culturale, l’ambiente, i servizi per la salute, l’istruzione e le infrastrutture.