Federcongressi, la spending review danneggia l’industria farmaceutica

di Andrea Barbieri Carones

30 Luglio 2012 15:30

Federcongressi: "La spending review danneggia l'industria congressuale e l'industria farmaceutica, che non investirà più in formazione".

C’è una parte della spending review che ha trovato l’opposizione di Federcongressi&eventi, l’associazione nazionale delle imprese che svolgono attività connesse con la cosiddetta “meeting industry“.

Per questo motivo, il presidente Paolo Zona ha lanciato un appello a supporto di Farmindustria nella richiesta di eliminare o modificare l’emendamento della legge che vuole che “il medico che curi un paziente, per la prima volta, per una patologia cronica, ovvero per un nuovo episodio di patologia non cronica, per il cui trattamento sono disponibili più medicinali equivalenti, è tenuto a indicare nella ricetta la sola denominazione del principio attivo contenuto nel farmaco. L’eventuale prescrizione di uno specifico medicinale tra quelli equivalenti deve essere giustificata dal medico con sintetica motivazione scritta”.

Molto chiaro il commento di Paolo Zona: “Questa norma – delle cui gravissime conseguenze il ministro della Salute Renato Balduzzi dovrà assumersi la responsabilità pubblica – si risolve in una distorsione della concorrenza a danno del prodotto con marchio, perché di fatto limita una prerogativa esclusiva del medico. Ciò avrà gravi ripercussioni sulle aziende farmaceutiche e, ulteriore inevitabile conseguenza, comporterà un drastico taglio degli investimenti rivolti all’informazione scientifica e al supporto di iniziative congressuali e di formazione ECM. Ancora una volta debbo stigmatizzare le drammatiche inevitabili ricadute di un’operazione iniqua e, beffa oltre al danno, a saldo zero”.

“Come già ebbi a dire tempo fa questa misura non apporta nessun vantaggio per il Servizio Sanitario Nazionale (che rimborsa già il farmaco a minor prezzo), e nessun vantaggio significativo per il cittadino; trasferisce bensì, in forma coattiva, quote di mercato (a zero valore aggiunto) a favore delle aziende produttrici di farmaci equivalenti che non producono in Italia nulla di ciò che vendono, danneggia il sistema produttivo e occupazionale farmaceutico italiano e, conseguentemente, numerose componenti dell’indotto fra cui la nostra”.

Il presidente ha poi sottoineato l’alto livello di preoccuapzione di tutto il settore congressuale e su quello delle aziende farmaceutiche, come ha sottolineato anche il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, che ha apertamente parlato di un “fatto vergognoso”.

Secondo Federcongressi, questa norma determinerà il disinvestimento da parte dell’industria farmaceutica in Italia, limitando al minimo la ricerca condotta nel nostro Paese, trasferendo gli stabilimenti di produzione in altre nazioni e riducendo drasticamente i livelli occupazionali in un settore che, al contrario, avrebbe tutte le carte in regola per contribuire alla ripartenza del nostro sistema al fianco di molti altri settori produttivi.