Standard Chartered, scandalo Iran: tensioni con USA

di Teresa Barone

9 Agosto 2012 12:00

L?autorità USA dei servizi finanziari accusa Standard Chartered di aver condotto transazioni illegali con l?Iran: il titolo crolla in borsa.

Dopo lo scandalo Libor che ha coinvolto il gruppo Barclays, un’altra banca britannica è protagonista di una vicenda che rischia di far perdere all’istituto la licenza di operare nello Stato di New York: Standard Chartered è infatti accusata di aver portato a termine 60 mila transazioni illegali con l’Iran per l’ammontare di 250 miliardi di dollari.

A muovere le accuse contro Standard Chartered è il Dipartimento dei servizi finanziari di New York (Dfs), in possesso di un ingente patrimonio di documenti che attesterebbero l’operato illegale del gruppo bancario britannico, 30 mila pagine che testimonierebbero l’esistenza di numerose infrazioni e transazioni irregolari, tutte registrate tra il 2001 e il 2007.

Secondo l’autorità USA, infatti, la banca inglese avrebbe esposto il sistema finanziario statunitense a gravi pericoli perché le operazioni avvenivano attraverso una controllata newyorkese, tuttavia i vertici di Standard Chartered smentiscono categoricamente il coinvolgimento nello scandalo, come ha sottolineato la portavoce dell’istituto Annemarie Durbin: “Il gruppo respinge fermamente la posizione o la descrizione dei fatti così come è esposta nell’ingiunzione emessa dal Dfs (Dipartimento dei servizi finanziari di New York). Standard Chartered prende sul serio le proprie responsabilità e si impegna a rispettare sistematicamente le leggi e i regolamenti che la interessano“.

Secca anche la replica del presidente di Standard Chartered John Peace, che intervistato sul Financial Times ha ribadito la volontà di rispondere alle accuse mettendone in evidenza la gravità: “Se la banca fosse danneggiata in maniera permanente sarebbe una cosa molto grave“. Le affermazioni del Dfs hanno tuttavia avuto come conseguenza il crollo del titolo in borsa, con una perdita del 18,42% a 1199 penny. Secondo il dipartimento statunitense, le operazioni illegali compiute dal gruppo avrebbero portato nelle casse della banca centinaia di milioni di dollari, ma è lo stesso istituto inglese a precisare come delle 60 mila transazioni oggetto delle accuse il 99,9% sia stato portato a termine nella piena regolarità, fatta eccezione per lievi errori di trascrizione.

Standard Chartered ha comunque ottenuto l’appoggio del Governatore della Bank of England, che raccomanda all’authority USA cautela nel lanciare accuse e diffondere informazioni sull’istituto di credito inglese prima di aver portato a compimento le indagini, analogamente a quanto avvenuto in occasione dello scandalo Libor. Il Governatore Mervyn King ha infatti ribadito la necessità che: “Tutte le authority del Regno Unito debbano chiedere che i diversi soggetti che stanno investigando su questo caso particolare lavorino insieme e non facciano troppe dichiarazioni pubbliche fino a che le indagini non saranno concluse“.