Lavorare con un salario inferiore ai 10,36 euro all’ora lordi. Succede ad un quinto degli occupati (20,6%) in aziende con più di 10 dipendenti in Germania e lo comunica l’Ufficio federale di statistica Destatis, basandosi su dati risalenti al 2010.
Secondo quanto osservato dagli esperti, il fenomeno dei bassi salari cresce parallelamente allo sviluppo delle forme occupazionali atipiche assumendo il carattere di una tendenza invalsa anche nel mondo del lavoro tedesco. Solo nel 2006 la percentuale di lavoratori al di sotto di quella soglia era pari al 18,7%.
“Una bassa retribuzione oggi, significa una bassa pensione domani”, ha dichiarato il presidente di Destatis, Roderich Egeler. Tra i mestieri meno remunerativi, gli studiosi hanno individuato quelli del tassista, del parrucchiere e dell’estetista; stipendi bassi sono stati rilevati inoltre nel settore delle pulizie e della gastronomia.
Pochi tempo fa lo stesso Statistisches Bundesamt (una sorta di Istat) in uno studio sulla qualità del lavoro ha messo in evidenza il lato contraddittorio del boom economico tedesco che se da un lato tiene alto il livello occupazionale anche giovanile, dall’altro aumenta il carico lavorativo e i contratti flessibili e a tempo.
Nel 2011 circa un quarto degli impiegati (il 24,5%) ha lavorato anche il sabato. Quindici anni prima, nel 1996, questa percentuale era il 18,8%. Nel contempo è salito il numero di persone che lavorano di notte passando dal 6,8 al 9,6%. Complessivamente le ore lavorate dai tedeschi sono cresciute. Un occupato a tempo pieno ha una settimana di 40,7 ore, oltre la media europea (40,4 ore) e decisamente al di sopra di danesi (37,7 ore), irlandesi o norvegesi (38,4 ore), ma meno di inglesi (42,2 ore), svizzeri o austriaci (41,8 ore).
Per chi lavora part time, sostanzialmente donne (80%) invece l’orario lavorativo è diminuito di un’ora, a 18,2 ore a settimana. Un tedesco su 8 lavora più di 48 ore a settimana (in gran parte uomini), al pari di un’attività manageriale. Più si è anziani, oltre tutto, più si tende ad allungare la settimana al di là delle 48 ore. Per questo sulla stampa tedesca si è parlato di “generazione burnout”, che sta ad indicare una condizione di stress per eccessivo lavoro con conseguente aggravio per la sanità pubblica.
Quanto ai cambiamenti dei rapporti lavorativi specialmente per i giovani significano una condizione di sempre maggiore flessibilità e insicurezza. Nel 2011 il 19% delle persone tra 25 e 34 anni avevano un contratto a tempo determinato, una percentuale che nel 1996 era ferma al 10%.