“Destinare almeno parte dei recuperi della lotta all’evasione fiscale alla riduzione del prelievo di tasse complessivo”. É quanto scritto nelle conclusioni del documento degli elementi per l’audizione della Corte dei Conti effettuata dinanzi alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato.
La magistratura contabile spiega che questa componente della complessiva strategia di politica fiscale governativa potrebbe essere un modo per dare concretezza ad una sorta di “patto sociale, basato su un diffuso consenso nei confronti dell’azione di riduzione dell’evasione”.
Queste conclusioni arrivano dopo l’evidenziazione della Corte dei Conti secondo cui le dimensioni del fenomeno evasivo in Italia “continuano ad essere dunque particolarmente rilevanti e collocano il nostro Paese ai primissimi posti nella graduatoria internazionale, come confermato dall’analisi che la corte ha avuto già modo di richiamare”. L’analisi a cui ci si riferisce è quella dell’Ocse secondo cui l’Italia sarebbe al terzo posto fra i Paesi dell’area di riferimento prendendo a riferimento un indicatore costituito dal rapporto tra il gettito effettivo IVA e quello teorico che si potrebbe registrare se si applicasse l’aliquota ordinaria in vigore alla base imponibile teorica e non si verificasse né evasione e né erosione.
La Corte dei Conti evidenzia, infine, che la distribuzione per settori economici conferma “l’elevata propensione ad evadere in agricoltura e nel terziario privato, con un tasso compreso fra 3 e 5 volte quello calcolato per l’industria in senso stretto” e che il recupero di quote crescenti di evasione rappresenta una delle condizioni “per il riequilibrio della finanza pubblica, per il contenimento delle sperequazioni distributive e per l’avvio della ripresa economica. Onde procedere in tale direzione è necessario poter contare su un’elevata sensibilità politica e su un ampio consenso sociale”.