E’ record di occupati nel settore agricolo

di Carlo Lavalle

22 Ottobre 2012 07:30

Secondo la Coldiretti, rispetto allo scorso anno sono in crescita del 10,1% i lavoratori impiegati in agricoltura.

L’agricoltura salva l’occupazione in Italia registrando un aumento record del numero di chi ci lavora, controtendenza rispetto al settore dei servizi e dell’industria dove l’emorragia della forza lavoro non si arresta. E’ quanto emerso dai dati diffusi dalla Coldiretti nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato a Villa d’Este di Cernobbio.

L’analisi si riferisce al secondo trimestre del 2012 e testimonia di un rilancio del comparto agricolo: secondo il presidente della Coldiretti Sergio Marini “in agricoltura il lavoro c’è sia per chi vuole seriamente intraprendere iniziative innovative, come dimostra l’aumento del 4,2% nel numero di imprese individuali condotte da under 30, sia anche per chi chiede occupazione”.

L’aumento riguarda soprattutto il numero di lavoratori dipendenti (+10,1%) ma anche quelli indipendenti la cui crescita è pari a +2,9%. Un lavoratore assunto su quattro ha un’età inferiore a 40 anni e tra questi gli immigrati superano quota centomila. Il trend positivo è più pronunciato al Nord (+13,7%) che al Sud (+ 3,5%) mentre nel centro Italia si assiste ad una flessione (-3,2).

Nel secondo trimestre 2012 le aperture di nuove aziende agricole sono maggiori delle chiusure con 824.516 aziende agricole registrate negli elenchi delle Camere di commercio.

L’agricoltura fa segnare inoltre un incremento del Pil sul piano tendenziale di + 1,1%, mentre contemporaneamente scende quello di industria (-5,8%), costruzioni (-6,5%) e servizi (-1,1%).

Malgrado questi numeri sulla redditività dell’agricoltura italiana, fa notare la Coldiretti, incidono negativamente sia i bassi prezzi pagati alle imprese dovuti alla forza contrattuale degli altri soggetti della filiera sia la concorrenza sleale di prodotti spacciati per Made in Italy che sono identificati come tali a causa della mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori.