Tra il 21 settembre e il 22 ottobre scorso le Filiali della Banca d’Italia hanno condotto il XXII sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi, intervistando 4.151 imprese con almeno 20 addetti. E quel che emerge dal rapporto di Bankitalia è innanzitutto che a fronte di investimenti sostanzialmente stabili sia per l’anno in corso che per quello che viene, la previsione del risultato di esercizio alla fine di quest’anno è in perdita per quasi un’impresa su tre (il 30,2%), con una crescita di quasi sette punti percentuali rispetto alle rilevazioni del 2011.
Ma attirano l’attenzione anche i dati relativi al fatturato rispetto all’anno precedente, che risulta essere più basso nel 52% dei casi, con un deciso balzo in avanti rispetto ai dati del 2011 sia per quel che riguarda l’industria che per i servizi, e i dati relativi all’occupazione media rispetto all’anno precedente, che per il 33% delle imprese prese a campione si rivela essere più bassa, e in crescita solo per il 18,1%.
“Nei primi nove mesi del 2012 l’occupazione dipendente sarebbe complessivamente scesa dello 0,4%”, fanno sapere da Bankitalia, “con flessioni più concentrate nella classe dimensionale tra i 20 e 49 addetti. E il calo proseguirebbe nel trimestre in corso”. Sempre nel sondaggio congiunturale si legge come “nel 2012 è aumentato il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG): circa un terzo delle imprese industriali ne ha fatto richiesta, a fronte del 21,8% dell’anno scorso. Le richieste sono state superiori tra le società di grandi dimensioni. Risulta diminuito il ricorso agli altri ammortizzatori sociali”.
Aumentano infine le quote di fatturato all’estero, che saranno pari a zero solo per il 40% delle imprese e rappresenteranno più dei due terzi per il 12,2%. E tra i fattori che rendono l’attività produttiva in Italia meno competitiva rispetto a quella dei concorrenti esteri spiccano, nei giudizi delle imprese, il costo del lavoro e la tassazione del reddito d’impresa, considerati tra i principali fattori di svantaggio nel confronto con gli altri paesi avanzati da circa il 70% delle imprese. Rispetto alle produzioni svolte in paesi emergenti, il costo del lavoro appare ancora il più rilevante fattore di svantaggio (segnalato da oltre il 90% delle imprese).