Non solo abitazioni. L’Imu costringerà anche gli imprenditori ad un consistente esborso. Infatti, da una analisi dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre emerge che l’incremento per quanto concerne l’Imu sui capannoni arriverà a toccare una punta del 154,4% che riguarderà gli imprenditori lombardi che dovranno far fronte ad un aumento medio di 2.331 euro, seguiti dai colleghi di Lucca e Lecce che dovranno fronteggiare un incremento del 131,3% con un aumento medio pari, rispettivamente, a 1.158 euro e 2.501 euro.
Tra i 98 comuni capoluogo di provincia analizzati dalla CGIA, risulta che solo ad Asti é stata abbassata di un punto percentuale l’aliquota dell’imposta con 84 amministrazioni che hanno deliberato un aumento e 13 che l’hanno lasciata invariata. Tra le 84 amministrazioni che hanno deciso di aumentare l’aliquota dell’Imu sui capannoni, 33 l’hanno fissata al massimo consentito ovvero 10,6%.
Secondo la CGIA l’aumento dell’imposta é dovuto anche al fatto che con il decreto Salva Italia sono stati “rivalutati i coefficienti moltiplicatori che vengono applicati alle rendite catastali. Per i negozi e le botteghe sono passati da 34 a 55, per gli uffici e gli studi privati da 50 a 80, per i laboratori artigianali da 100 a 140 e per i capannoni industriali e gli alberghi da 50 a 60“, spiega la CGIA.
Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA, si appella al Governo affinché possa rivedere, entro il prossimo dieci dicembre come previsto dalla legge, al ribasso le aliquote in questione “non dimentichiamo – spiega Bortolussi – che nella stragrande maggioranza dei casi gli imprenditori pagheranno l’imposta municipale due volte. Una come proprietari di prima casa e l’altra come proprietari di immobili ad uso commerciale o produttivo. Visti gli aumenti introdotti quest’anno, ho il timore che molti piccoli artigiani e piccoli industriali si troveranno in grosse difficoltà a versare il saldo previsto entro il prossimo 17 dicembre.”