Secondo i dati presentati pochi giorni fa a Roma, gli investimenti in costruzione chiuderanno il 2012 con un calo del 7,6 per cento su base annua, con un’evoluzione in corso di deterioramento (il dato è peggiore delle stime formulate appena qualche mese fa) e con il compito di porre una pessima anteprima su quanto accadrà nel 2013.
Un vero e proprio risveglio in territorio disagiato, visto e considerato che nel corso del biennio precedente l’illusione di un lieve rimbalzo aveva indicato a qualche operatore una strada rivelatasi poi errata. E di fatti, nel 2013, continua ancora l’associazione, la tendenza negativa sarà confermata grazie a un passo indietro del 3,8 per cento.
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Intanto, gli elementi quantitativi consolidati per il 2012 parlano chiaro: la retrocessione degli investimenti è relativa a tutti i settori, dall’edilizia residenziale di nuova costruzione (- 17%) all’edilizia non residenziale privata (-8%), passando per le opere pubbliche (-10,6%). Migliora solamente la manutenzione straordinaria delle abitazioni, in inversione con un segno positivo (+ 0,8%) che risulta essere trascinato prevalentemente dal pacchetto di agevolazioni fiscali previste per le opere di ristrutturazione e di rifacimento in chiave eco-energetica.
Un contesto, quello delineato dai pochi numeri di cui sopra, che vede al centro l’esplosione della crisi occupazionale dell’edilizia, considerato che negli ultimi anni sono andati persi circa 360 mila posti di lavoro nel settore, e altri 190 mila nell’indotto.
“Questo” – ha affermato Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance – “è un dramma che si consuma in silenzio. Stiamo parlando di un dramma che equivale a 72 Ilva di Taranto, a 450 Alcoa o a 277 Termini Imerese”. Lo stesso Buzzetti lancia poi una dura accusa all’esecutivo: “Se siamo a questo punto non è un caso. Sono state fatte scelte che hanno portato l’edilizia a fermarsi. Non posso credere che si stato fatto per distrazione. Si è pensato che per raggiungere obiettivi di pareggio di bilancio si potesse fermare l’edilizia e che l’edilizia non servisse alla ripresa del paese. Non c’è niente di male a riconoscere di avere fatto degli errori. Ma è urgente invertire subito la rotta”.