Il pagamento della prima rata della Tares, la nuova tassa sui rifiuti e i servizi che soppianta Tarsu e Tia, slitta fino al prossimo luglio. Una decisone del Senato che rimanda di alcuni mesi, quindi, il versamento dell’imposta previsto per aprile.
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Un po’ di respiro per le aziende e le famiglie ancora reduci dal salasso IMU, anche perché questa nuova tassa cumulativa sembra promettere di prosciugare ancora una volta le risorse degli italiani, basti pensare – per quanto concerne le imprese – ai rincari sui capannoni.
Il presidente della Commissione Ambiente, Antonio d’Ali, aveva inizialmente chiesto il rinvio dell’entrata in vigore della tassa fino a luglio, tuttavia il Senato ha votato per questa soluzione intermedia che, pur non compromettendo la Tares, lascia un po’ di tempo all’esecutivo per “rivedere l’intera normativa in tempi utili”.
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La questione Tares ha anche dato vita a un acceso dibattito sulla sua effettiva utilità per risanare le casse dello Stato, con un gettito fiscale stimato di 8 miliardi di euro. La Cgia di Mestre, ad esempio, focalizza l’attenzione sui rincari: “Questa situazione rasenta il paradosso. Con la crisi economica e il conseguente calo dei consumi, le famiglie e le imprese hanno prodotto meno rifiuti. Inoltre, grazie all’aumento della raccolta differenziata avvenuto in questi ultimi anni un po’ in tutta Italia, il costo per lo smaltimento degli stessi è diminuito. Detto ciò, con meno rifiuti e con una spesa per lo smaltimento più contenuta tutti dovrebbero pagare meno. Invece, anche con la Tares subiremo un ulteriore aggravio della tassazione“.