Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legislativo che rende operativa la legge anticorruzione nella Pubblica Amministrazione, imponendo pesanti sanzioni ai top manager statali che non rispetteranno le nuove norme sull’obbligo di trasparenza.
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Il testo, denominato “Freedom Act“, prevede il pagamento si sanzioni pecuniarie – con importi che variano da 500 a 10mila euro – ai componenti del Governo e a tutti i titolari di alte cariche elettive, compresi gli assessori e i consiglieri di Regione, che eviteranno di rendere pubblici sui siti istituzionali (o modificheranno) i dati relativi alla situazione patrimoniale complessiva, come anche gli stipendi e gli incarichi svolti nella PA.
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La nuova normativa, che ora attende l’approvazione del garante per la privacy e della Conferenza Stato-Regioni, si caratterizza per alcune novità e restrizioni che stanno facendo molto discutere. L’obbligo di “pubblicità” delle situazioni patrimoniali, infatti, comprende anche i redditi dei parenti dei politici fino al secondo grado, mentre è previsto il blocco delle retribuzioni nel caso in cui un incarico conferito dal un Ente Pubblico non sia regolarmente pubblicizzato online sul portale della stessa amministrazione.
Un’altra novità, infatti, riguarda l’obbligo di rendere pubblici i curricula, gli stipendi e gli incarichi del personale dirigenziale, al fine di renderli accessibili in modo totale “favorendo forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.”