Arriva il si definitivo del Garante della Privacy per l’avvio del redditometro, lo strumento di controllo fiscale finalizzato a contrastare l’evasione protagonista di non poche polemiche e dibattiti negli ultimi mesi, soprattutto in materia di tutela dei dati personali dei contribuenti.
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Il consenso del Garante, tuttavia, si basa sull’applicazione di alcuni limiti importanti: il redditometro, infatti, non potrà indagare tutti gli aspetti della vita quotidiana e basarsi solo sulle spese ritenute certe, mentre non potrà considerare le spese medie Istat al fine di risalire a standard di consumo.
Nel caso di contraddittori il contribuente chiamato a chiarire la sua situazione fiscale dovrà essere informato in merito ai dati che è obbligato a fornire così come alle informazioni che possono essere rese note solo facoltativamente.
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Questo quanto comunica l’Autorità per la Privacy attraverso una nota ufficiale pubblicata sul sito:
«Il reddito del contribuente potrà essere ricostruito utilizzando unicamente spese certe e spese che valorizzano elementi certi (possesso di beni o utilizzo di servizi e relativo mantenimento) senza utilizzare spese presunte basate unicamente sulla media Istat. I dati delle spese medie Istat non possono essere utilizzati per determinare l’ammontare di spese frazionate e ricorrenti (es. abbigliamento, alimentari, alberghi etc.) per le quali il fisco non ha evidenze certe. Tali dati infatti, riferibili allo standard di consumo medio familiare, non possono essere ricondotti correttamente ad alcun individuo, se non con notevoli margini di errore in eccesso o in difetto.»