Nell’immediato futuro potrebbero cambiare le regole che definiscono il reato di dichiarazione infedele, stando a quanto annunciato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi.
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La dichiarazione infedele (reato compiuto da chi indica elementi attivi per un totale inferiore a quello effettivo o elementi passivi fittizi al fine di evadere il fisco) sarà considerata reato penale punibile con una condanna da uno a tre anni di reclusione solo al di sopra dei 200mila euro, mentre a decadere è l’attuale soglia dei 50mila euro.
La novità potrebbe essere introdotta nella Delega Fiscale (la bozza sarà discussa a breve in sede di CdM) e avrebbe validità retroattiva per quanto riguarda gli abusi commessi prima della data di entrata in vigore della nuova normativa, a patto che il Fisco non abbia notificato eventuali avvisi di accertamento.
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Stando alle anticipazioni, il tetto superato il quale si può parlare di reato punibile penale sarà pari a 400 mila euro per i contribuenti che decidono di collaborare con il Fisco subendo il tutoraggio dell’Agenzia delle Entrate.