È legittimo licenziare un dipendente che si rende “complice” di un collega che compie un illecito in azienda, nello specifico un furto.
=> Normativa su licenziamento per assenze ingiustificate
Lo stabilisce la Corte di Cassazione, che con la sentenza 2552/15 ha dato ragione a un datore di lavoro che ha messo alla porta il responsabile dell’ufficio commerciale, reo di non aver denunciato alcuni ammanchi negli incassi dovuti al furto compiuto da un collega.
Se per il lavoratore non si tratta di un comportamento punibile secondo quanto prevede la legge vigente (art. 45, r.d. n. 148/1931) perché non vi è stato concorso doloso nella commissione del fatto, i Giudici hanno ritenuto la sua condotta abbastanza grave da chiamare in causa il licenziamento (si parla di complicità pienamente consapevole), sottolineando come la normativa possa essere applicata anche in caso di comportamenti omissivi.
=> Jobs Act: reintegro solo per licenziamenti disciplinari
Si tratta, inoltre, di un licenziamento per giusta causa legittimato proprio dalla condotta del dipendente ritenuta estremamente lesiva del rapporto di fiducia tra quest’ultimo e la sua azienda.