Essere leader non è solo questione di testa

di Serena Frattini

3 Giugno 2009 12:00

Il segreto del successo non è quello che ci insegnano a scuola. Il successo è direttamente proporzionale all'intelligenza emotiva di cui scrive Goleman nei suoi saggi

Succede spesso che alunni modello non abbiano successo nella vita o che persone assunte sulla base di classici test sull’intelligenza, si rivelino inadatti al lavoro; sembra infatti che il successo, la carriera, la leadership non dipendano da un quoziente intellettivo elevato.

L’insieme di fattori come l’autocontrollo, l’empatia, la sensibilità, la diplomazia, la compassione, sono parti di quella che Goleman chiama intelligenza emotiva. Un individuo che ha una IE elevata avrà un vantaggio considerevole sia nella sfera lavorativa, sia in quella personale. «La leadership non è un esercizio di potere, ma l’arte di persuadere le persone a lavorare per un obiettivo comune», così Goleman introduce l’importanza della IE in ambito lavorativo.

In seguito a numerosi studi sul campo, è stato dimostrato quanto sia importante per un dirigente formulare una critica costruttiva, essere presenti, sensibili, offrire una soluzione ed essere specifici; tutte qualità, queste, essenziali per una leadership, e che prescindono dal quoziente intellettivo. Il feedback è pertanto essenziale per orientare correttamente gli sforzi di un team di collaboratori: lo scambio di informazioni, che consente ad ogni individuo di sapere se il proprio lavoro necessita di modifiche oppure no, è fondamentale per un andamento aziendale vincente.

È importante che un leader comunichi empaticamente con i propri collaboratori, i quali altrimenti brancolerebbero nel buio, senza sapere se stanno soddisfacendo o meno le aspettative dell’azienda. Le critiche che suonano come attacchi personali, e che innescano dinamiche distruttive, talvolta anche autodistruttive, sono deleterie e inducono l’altro ad assumere atteggiamenti difensivi, a negare le responsabilità portando spesso anche all’ostruzionismo, ovvero ad evitare ogni tipo di contatto con il proprio superiore.

È fuori discussione che tale risultato è controproducente sia per l’azienda che per la soddisfazione dei singoli individui. Harry Levinson, psicoanalista e consulente aziendale, dà qualche consiglio anche per chi riceve le critiche; non considerarle come attacchi personali, ma come istruzioni per migliorare, ed evitare di mettersi sulla difensiva ma assumersi le proprie responsabilità.

Intelligenza emotiva significa quindi saper gestire un team a livello non solo organizzativo ma empatico: questo comporta evitare esplosioni di collera, saper motivare e comprendere i propri collaboratori, ottenendo così di mettere in comune i talenti in completa armonia significa, sfruttare maggiormente le singole prestazioni, massimizzando la capacità del gruppo, rendendolo particolarmente dotato e produttivo. Ne consegue un abbattimento dei costi, dovuto a una diminuzione degli errori, delle scadenze non rispettate e un aumento della soddisfazione dei dipendenti.